venerdì 1 giugno 2012

Terremoto in Emilia

20 maggio, 29 maggio le date delle scosse più forti...
 Non molliamo

Dall'attentato di Brindisi, al terremoto in Emilia: non molliamo, non molliamo Solidarietà anche dal Brasile: http://www.humorpolitico.com.br/index.php/2012/05/22/terremoto-na-italia-deixa-3-000-deslocados-replicas-sacodem-a-regiao/
cecigian



29 maggio 2012
Terremoto: adesso abbiamo paura

Di Ferdinando Camon
Alle 9 afferro la porta per uscire, e la porta mi vibra tra le mani come se la scuotesse una raffica di bombe. Ho la maniglia in mano e la maniglia si agita come un’anguilla. Il lampadario oscilla sulla mia testa come un’altalena. Tutto l’edificio scricchiola, le tapparelle sbattono fragorosamente. C’è un errore in quel che ci dicono sempre, e cioè che noi veneti abitiamo in una pianura alluvionale, su terreno soffice portato dai fiumi, il terreno fa da materasso, smorza gli urti, e da noi il terremoto non sarà mai devastante. La scossa, tremenda, dura 15-20 secondi, per 5 secondi il cervello non pensa niente, poi dice: qui molte case stan crollando. È vero. Vibrando, il computer in “sonno” si accende, va sui siti d’informazione, mostra i primi messaggi. “Scossaaaa!” urla una ragazza. Bambina mia, la sentiamo tutti. “Padre eterno, protegici” prega un’altra, sbagliando l’ortografia. In questi momenti crede anche chi non crede. Una chiama un nome e lo prega: “Rispondimi!”, si vede che quello non ha il cellulare con sé, forse è scappato. È il terremoto. Ci spaventa per molte ragioni. Perché è violento, e scuote ciò che siamo abituati a credere immobile, la Terra. Perché viene di sorpresa, tra tutti i nemici che ci minacciano è il più infingardo, ci attacca sempre quando non ce l’aspettiamo. Perché non ne sappiamo niente, sappiamo andare sulla Luna ma non sappiamo stare sulla Terra. Noi veneti non sappiamo se viviamo in un’area sismica, non sappiamo se il terremoto che giorni fa ha scardinato l’Emilia è finito o no, se questo è lo sciame e dunque si va riducendo, o se è un nuovo inizio e il peggio sta per venire. Quelli che ci spiegano tutto ce lo spiegano sempre “dopo”. Prima, nessuno sa niente. E dunque non sappiamo se possiamo dormire in casa, o andar fuori. E dove, poi? Nei boschi? In auto?

Noi veneti, come i nostri fratelli emiliani, abbiamo, in più, un trauma e una paura. Il trauma: abituati a correre, e dovendo correre, perché siamo in gara con tutti, e tutti nel mondo corrono, col terremoto siamo costretti a fermarci, abbandonare le macchine, gli uffici, le aziende. Per noi, è una decisione contro-natura. Come per gli emiliani. Lasciare le macchine, i magazzini, i depositi aperti e abbandonati, è il lutto di una guerra perduta, scappi da casa e chissà se la ritroverai. La paura, segreta e inconfessabile (non so se faccio bene a dirla qui), è che, perdendo tutto o perdendo molto, dovremo chiedere, e noi “non sappiamo chiedere”. E poi, la nazione non è preparata a immaginare i veneti (e neanche gli emiliani) che chiedono, se li vede s’insospettisce. Chiediamo che non si festeggi il 2 giugno? Sarebbe logico. Cosa festeggiamo a fare? Si potrebbe risparmiare quei soldi per il terremoto. Ma la nazione penserà che noi del Nord odiamo la repubblica, e per la verità le abbiamo dato non pochi motivi per pensarlo. Piomberemo nella condizione dei “bisognosi incapaci”, chissà quanto ci metteremo per uscirne. E poi, cosa vuol dire “uscirne”? Qui c’è uno scienziato il quale afferma che questo terremoto non è la coda dell’altro, del 20 maggio: quello era concluso, e questo è un altro. Dunque si ricomincia da capo? Tutti chiamano tutti, le reti cellulari vanno in tilt e si paralizzano, sicché alla fine nessuno chiama nessuno. Abbiamo sempre pensato di aver raggiunto un progresso mirabolante, in caso di estremo pericolo ci salva. Ed ecco, l’estremo pericolo è qui, e il progresso ci abbandona. Siamo soli, come nell’età della pietra. Come allora, nessuna possibilità di affrontare il pericolo, l’unica possibilità è sottrarci al pericolo, scappando. Abbandonare le zone rischiose. Mentre scrivo, Bologna sta ragionando se chiudere l’università, Padova pure, e Ferrara pensa di dichiarare finito l’anno scolastico. Se chiudiamo le scuole, i nostri figli vedono che noi padri abbiamo paura, ci sono situazioni nelle quali non sappiamo cosa fare. A scuola credono d’imparare una cultura che serve per tutto, e per ogni problema ha una soluzione. È il senso di onnipotenza che infonde la cultura, anche la piccola cultura dei piccoli. È sbagliato. Se adesso imparano che noi grandi abbiamo problemi antichissimi, che risalgono a quando vivevamo nelle caverne, e che la nostra capacità di risolverli è vicina allo zero, imparano qualcosa di giusto. Toccherà a loro farne buon uso.
(fercamon@alice.it)




Puntualità
Paride Puglia


Paride Puglia



Un minuto di silenzio
MAX [fra parentesi]



Trema
Ancora scosse, altri morti in Emilia.
Mauro Biani



un paese molto scosso
Franco Stivali


No Comment...
Pietro Vanessi


Nicola Bucci "Bucnic"



Le banche stanno prendendo misure per i terremotati
Ro Marcenaro
L'Asino



Burlesquemoto
Bandanax L'Asino


Quando dio sbaglia mira...
Ugo Sajini L'Asino


sisma...
Tiziano Riverso



Giannelli http://www.corriere.


 -TERREMOTO D.F. by Angel Boligan
Carton publicado en la revista CONOZCA MÁS de Junio 2012.


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