sabato 20 giugno 2015

Toni Vedù

Umoristi a Marostica. 1° premio 1983, tema: “Musica”




Se n'è andato con la leggerezza dell'ironia che ha segnato la sua vita. Antonio "Toni" Vedù, noto umorista, vignettista e componente sin dalla fondazione dell'Anonima Magnagati, si è spento il 19 aprile 2015 all'età di 67 anni. Lo ha sconfitto una malattia che lui ha affrontato sempre con coraggio, tanto da salire sul palco del teatro Comunale due mesi fa per lo spettacolo della storica compagnia. Vedù ha insegnato per anni disegno, storia dell'arte e discipline pittoriche al Lioy e alle superiori. Si è sempre detto convinto che "le ciacole fa girare el mondo, ma i fati fa tremare le culate" ed è proprio la sua vena umoristica che lo ha reso famoso e ben voluto.





Un piccolo appunto prima di presentarvi alcuni dei tanti bellissimi cartoons che Toni ha disegnato, Antonio Vedù in arte Toni non era solo un cartoonist, ma un artista completo, pittore, illustratore, cabarettista  potrete trovare tutto sul suo sito www.tonivedu.it




Divisionismo

Leonardo


Macchiaioli

Espressionismo



Bauhaus


1° premio Codogno 2008 tema "Ambiente"

Concorso Sporthumor Fossano 2008 - 1° Premio


27a Biennale internazionale dell'Umorismo nell'Arte. 2° premio


Prix CartonSea 2014 - la sicurezza sul lavoro- "Angelo Custode"- Toni Vedù


---------------------------------------------------------------------




VICENZA. Giocare con la morte, tirarle la lingua un attimo prima che vibri la falce, è roba da sopraffini umoristi. Toni Vedù c´è riuscito la sera del 12 febbraio scorso sul palcoscenico del Comunale, davanti a novecento e passa spettatori sorridenti. Perché “Bonanote sonadori”, lo spettacolo più recente dei Magnagati, si apre proprio con l´Anonima impegnata a celebrare il proprio funerale, attorno a una bara. Chissà che pensieri attraversavano la mente di Toni, già imbottito di medicinali, in quel sarcastico momento prima che lo show riprendesse poi il suo corso consueto, con lui assiso allo scrittoio dove vergare vignette in diretta (al termine regalate al pubblico, come sempre) oppure schierato accanto agli altri tre - Batu, Pierandrea, Uccio - a sibilare le sue tipiche freddure, frutto d´una intelligenza tagliente e affettuosamente tutta “veneta”. Anzi, vicentina, carta d´identità onorata anche in seno alla Confraternita del Bacalà.

L'ANONIMA. Nel cabaret aveva trovato il naturale approdo a una vocazione musicale iniziata a metà degli anni Sessanta formando, con Ferruccio Cavallin e Roberto Meneguzzo, il trio Folk Studio 3, omaggio al primo Dylan e dintorni. L´incontro con Bobo Morello avrebbe provocato l´atto di nascita - fine 1972 - dell´Anonima Magnagati e del loro conseguente “folkabaret”, magica commistione di tradizione berica e sonorità americane cui ben presto si sarebbe aggiunta una dimensione teatrale (modellata sui Gufi milanesi) sempre più originale, affinata anche grazie all´apporto di registi come Renato Stanisci e Roberto Cuppone.
Satira scritta e recitata, tournée a spron battuto, dischi, apparizioni televisive, persino film: dietro a ogni passo del quartetto, c´era comunque la sua eminenza grigia, tradotta alla ribalta pure nell´assegnato ruolo di “uomo d´ordine” rispetto alla comicità prorompente dei compari.
Ma, ovviamente, c´è tutto un altro versante della personalità di Vedù a parlare per lui, quello del prodigioso artista figurativo, attività coltivata con cura e affiancata alla sapiente didattica.

ARTISTA VERO. Nel 2011, quando diede alle stampe il meraviglioso volume «La pittura ha le gambe lunghe. 150 anni di arte moderna in 150 vignette” per i tipi di Agorà Factory, l´editore Graziano Ramina gli chiese un autoritratto in parole, un breve curriculum. E la risposta fu la seguente: «Toni Vedù, classe ´47, nasce a Vicenza il 31 ottobre, la misteriosa notte di Halloween, ma ignorandolo per molti anni poiché allora, coscienziosamente, i suoi genitori gli avevano insegnato che quella era la Giornata Internazionale del Risparmio. Frequentato maldestramente il liceo scientifico, con una precipitosa svolta a Ù (notare l´accento) si diploma all´Accademia di Belle Arti di Venezia. Dopo un ventennio di insegnamento delle scuole superiori si dedica alla libera professione come pittore, docente di acquarello e cartoonist. Come umorista grafico ha collaborato con Quattroruote, Il Giornale di Vicenza, Associazione Artigiani, Eutelsat e vinto premi nelle rassegne di Marostica, Tolentino, Dolo e Siena». Descrizione troppo succinta? No, se poi ci si mette a guardare le sue tavole, che bastano e avanzano a dirne la grandezza, frutto d´un lavoro iniziato ancora nei fogli studenteschi.
Nelle sue creazioni, Toni Vedù ha saputo essere iperrealistico e metafisico, popolare e raffinatissimo, divertente e provocatorio, ha dimostrato di possedere non solo una tecnica mirabile, ma anche occhio lungo e astuzia rapida, capacità di sintesi scintillante e spietata, tutte doti in comune con uno dei suoi scrittori certamente preferiti, Luigi Meneghello.
Ma, volendogli rintracciare altri numi tutelari, l´elenco dovrebbe comprendere fonti disparate, andando da Tiepolo a Folon, da Canaletto a Saul Steinberg fino alle “strip” di Johnny Hart, con colonna sonora a base di Bach e Beatles, ballate celtiche, e riferimenti dal Rinascimento al Pop.

STILE UNICO. Abituato a fare le cose sul serio senza prendersi (troppo) sul serio, vedi la definizione del proprio repertorio come “Surrealumorismo”, Vedù ha inanellato preziose mostre in città come altrove e all´estero, ha ottenuto riconoscimenti importanti, ha aperto una galleria a Porta Padova, ci ha tenuto compagnia anche come lettori grazie all´inconfondibile verve cronistica, ha spesso fatto la gioia di esigenti collezionisti con una continua, stupefacente serie di invenzioni e variazioni visive sui temi architettonici palladiani. E pare che uno dei suoi ultimi progetti riguardasse il Palladio “privato”, quel Palladio familiare di cui poco si sa, da realizzare in combutta con Stefano Ferrio quanto ai testi e tutta da sé, ovviamente, per le illustrazioni.
Poi, si sa, gli artisti non muoiono, immortalati come sono dalle loro opere. Nel caso di Vedù ce n´è una, al di là delle centinaia oggi in cornice o custodite nei libri, che continua a correre all´aria aperta: infatti, pur non ritenendosi un grafico professionista, negli anni Ottanta egli partecipò al concorso per il nuovo stemma del Vicenza Calcio, e lo vinse.
Infine, non va dimenticato che era un tipo preciso: ha deciso di andarsene in un giorno di pioggia, perché amava l'Irlanda. (fonte)

Nessun commento:

Posta un commento