domenica 18 settembre 2016

Carlo Azeglio Ciampi (1920-2016)

Carlo Azeglio Ciampi (Livorno, 9 dicembre 1920 – Roma, 16 settembre 2016)
 è stato un economista, banchiere e politico italiano, 
decimo presidente della Repubblica dal 18 maggio 1999 al 15 maggio 2006. [...]

Al caro Presidente-Partigiano che attraversò la linea Gustav sui monti della Majella in Abruzzo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Linea_Gustav
http://ilcentro.gelocal.it/regione/2016/09/16/news/ciampi-il-ricordo-della-brigata-maiella-1.14107082
Gio



di Perazzolli



Airaghi



Pillinini e la lettera di ringraziamento di Ciampi

Pillinini


Presidente emerito
Pillinini


Natangelo




Ellekappa


Staino




Giannelli



Ciampi Elisi
MASSIMO GRAMELLINI
Con Ciampi se ne va un tipo di italiano che non esiste più. I suoi meriti e demeriti li giudicherà la Storia, se ne sarà capace. Ma era un italiano da esportazione, rispettato perché rispettabile e rispettoso del proprio ruolo, degli avversari e delle istituzioni. Faceva parte di quella generazione forgiata dalla guerra di cui ciascuno di noi ha avuto in famiglia qualche esemplare. Persone toste, animate da una tensione ideale e da una disciplina che non impediva loro di godersi la vita, ma senza mai perdere la dignità. Retorici, a volte. Mai fasulli. Ciampi era il jolly da giocarsi nelle emergenze, il mister Wolf chiamato a risolvere problemi sempre nuovi, il bagnino di Livorno che ogni volta si tuffava per salvare il salvabile. Avrà commesso errori, come tutti. Ma, a differenza di altri, lui non ci ha mai fatto vergognare. Forse perché, prima di essere un uomo di Stato, era un uomo. Mestiere ancora più difficile, specie per chi debba coniugarlo con quello di Stato.

Nei Campi Elisi la mitologia collocava le anime di coloro che erano amati dagli dei. Mi piace pensare che adesso ci si trovi anche lui, in compagnia di Bobbio, Agnelli, Carli, Olivetti, Ferrari, Montanelli, Montalcini e tanti altri, famosi e sconosciuti, che bene o male hanno costruito questo Paese e non si possono liquidare con un rutto, come ha fatto quel Salvini, definendo il Presidente appena morto «traditore degli italiani». Detto da uno che l’italiano - inteso come grammatica - lo tradisce tutti i giorni, non fa nemmeno rabbia. Semplicemente pena.

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