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mercoledì 13 ottobre 2021

5 anni dalla scomparsa di Dario Fo

 

© GIO / Mariagrazia Quaranta

Dario Fo, istrionico attore, regista, scrittore e drammaturgo, ha saputo interpretare tutte le sfumature della creatività. 

Ha rinnovato il teatro comico italiano attraverso spettacoli realizzati spesso insieme alla moglie Franca Rame. Dario Fò, premio Nobel per la letteratura nel 1992, si spegneva il 13 ottobre 2016.


 
Franca Rame e Dario Fo: il maschio prepotente 
Bellissimo duetto di Franca Rame e Dario Fo sulla condizione della donna.

venerdì 21 ottobre 2016

"Io NO" ed altri cartoon di GIO



Io No
Gio


A Dario Fo e Franca Rame
Il coccodrillo è proprio d'obbligo!
Gio



I nostri ragazzi nella rete
Gio
Bambola di pezza contro la violenza sui bimbi
Gio


Il leasing è mio e lo gestisco io ...
Gio

I nuovi segnali
Attenzione! Caduta Scuole
Gio


Stop the war
Non si può accettare che dei bambini nel mondo non conoscano che la guerra!
Gio



www.caricaturegio.altervista.it

Mariagrazia Quaranta, alias Gio, è abruzzese, della provincia de L’Aquila. E’ laureata in architettura con la passione da sempre per le caricature e le vignette. Da settembre 2006 è nel Colto Circuito dell’Associazione Nazionale Umoristi. Nel 2009 ha pubblicato il calendario “Le caricature di Gio” sul sito web di Repubblica.it. Collabora o ha collaborato periodicamente con importanti siti del settore.Ha, inoltre, esposto vignette presso il Museo d’arte moderna V. Colonna a Pescara. Ogni anno i suoi lavori sono esposti alla Rassegna internazionale di satira, umorismo e fumetto La Ghignata presso il Museo del Fumetto – Fondazione Franco Fossati a Monza ed al Festival international de la caricature du dessin de presse et d’humour a St.Just le Martel (Francia). Selezionata in importanti festival nazionali ed internazionali, come Umoristi a Marostica, Fanofunny, Humour a Gallarate. Ha partecipato alla mostra collettiva intitolata Il segno rosa organizzata dalla Fondazione Franco Fossati al Wow Spazio Fumetto Museo del fumetto. Qui tutti i premi che ha preso!

sabato 15 ottobre 2016

Dario Fo, pittore.

Il-quarto-stato-con-Dario-e-Franca-2011


"Mi sento attore dilettante e pittore professionista." 
Così amava definirsi Dario Fo straordinario uomo di teatro e Premio Nobel per la Letteratura nel 1997. Nel 2012 per la prima volta il grande artista è stato al centro di una mostra a Palazzo Reale,  dal titolo «Dario Fo a Milano. Lazzi sberleffi dipinti»: in esposizione oltre 400 opere  il ruolo fondamentale di pittura e disegno nella carriera e nella vita di Fo.

Il percorso espositivo si snodava fra i dipinti a olio degli esordi (ai tempi l'autore frequentava l'Accademia di Brera) e i monumentali acrilici realizzati più di recente, passando per collages e arazzi. In mostra erano anche oggetti di scena, maschere, marionette e burattini, oltre a disegni, schizzi, acquarelli, bozzetti di costumi, scenografie, locandine e stampe che nel corso degli anni sono diventati parte integrante della Compagnia Teatrale di Dario Fo e Franca Rame.
fonte

Il-terremoto-dell-Aquila-2011


Recitare-l'osceno-è-permesso.-La-satira-è-proibita-2012

La-cacciata-dei-comici-2011

Dobbiamo-salire-sempre-più-in-alto-per-farci-sentire-2011


Lo-sbarco-di-Lampedusa-2011



Quella che vedete in foto sotto è un'opera di Dario Fo realizzata con tecnica mista, con prevalenza di pittura a olio su tavola di faggio. Il nome dato all'opera è il seguente:
"Dipinto sulle orme del dinamismo metafisico. Ritratto di una donna elegante Maria Elena Boschi". La misura del quadro è 52cm x 62cm. Per volere di Dario Fo, il dipinto è stato messo all'asta (base d'asta 8.000 euro) su una piattaforma online, e il ricavato della vendita devoluto al Movimento 5 Stelle a sostegno di Italia 5 Stelle che si è tenuto a Palermo il 24 e il 25 settembre scorsi, ma anche per alimentare la polemica sulla vignetta delle "cosce" della ministra Maria Elena Boschi firmata da Mannelli.

Nel tratto si distinguono chiaramente le sembianze di una dama dalla testa non umana che accavalla le gambe, mostrando le cosce, un chiaro riferimento alla vignetta di Mannelli.

"Dipinto sulle orme del dinamismo metafisico. Ritratto di una donna elegante Maria Elena Boschi"


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COSCE DA PAZZI
Diario Fo commenta la vignetta di Riccardo Mannelli: "È bellissima, le polemiche sono un tentativo di censura"

Franca Rame


venerdì 14 ottobre 2016

Ciaaaao Dario! Ciaaaao Bob!




Ciaaaao Dario! Ciaaaao Bob!
13 ottobre 2016
Nadia Redoglia
Giullare e menestrello sono pressoché sinonimi ed entrambi i termini sono abbastanza riduttivi, certamente non esaltanti. Tutti i giornali trovano invece affettuoso, vezzoso, confidenziale il citare, definire, tracciare (qualcuno perfino tacciare) i due Nobel in questo modo.  Il testamento di Alfred Nobel recita: [il premio a coloro che] più abbiano contribuito al benessere dell’umanità. Quanto alla distribuzione, per la letteratura leggiamo: una parte ancora a chi, nell’ambito della letteratura, abbia prodotto il lavoro di tendenza idealistica più notevole.
Ai soloni (e ai sòloni,  dato quanto impunemente fanno tendenza) che da ore stanno commentando, disquisendo, dissertando (sbrodolando) sull’onorificenza consegnata a Dylan così come nel ’97 a Fo, bisogna ricordare che il premio mondiale non è onorificenza per chi meglio si esprime in letteratura, bensì per chi meglio contribuisce al benessere dell’umanità producendo lavoro di tendenza idealistica più notevole. Per arrivare a tanto è ovvio che bisogna anche essere giullari e menestrelli. Anche, non solo… Bisogna non essere imbrigliati in matrici zincografiche, in stereotipi imprigionati da spazi e tempi dettati e datati, luoghi (e location) comuni, simulazioni e simulacri artefatti. Bisogna non farsi imbambolare da Utopia, ma di lei farne bambola da cullare sapendo che in prossimo futuro potrebbe materializzarsi in piccolo essere che vive, respira, ama. Quale modo migliore per contribuire al benessere dell’umanità? Quale lavoro di tendenza idealistica è più notevole di questo?
Chi, se non questi due dunque, più si sono avvicinati agli ultimi desideri di Nobel?
Dario Fo è morto. Dai dai, conta su…ah be, sì be. E sempre allegri bisogna stare…Ciaaaao!



Bob Dylan
Firuz Kutal



una serie di sogni tra cui un premio Nobel
Tiziano Riverso




Bob dylan nobel prize of literature    Miguel Villalba Sánchez (Elchicotriste)
...Blowing in the wind
13 Oct 2016


Polemiche per Nobel a Dylan
Riverso


se Guccini e De Andrè erano americani...
Fogliazza


sabato 13 agosto 2016

COSCE DA PAZZI

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COSCE DA PAZZI.
"non fai ridere, non fai piangere, non fai riflettere, non fai uso di limiti...ma che cazzo fai, allora?"

"faccio quello che mi pare. 
so cos'è il libero arbitrio e ho il talento per usarlo come voglio.
se sai cos'è il libero arbitrio e hai talento, fallo anche te.
ma fammi una cortesia: se non ci riesci, non ti mettere a spiegare a me come dovrei fare quello che faccio...che se lo faccio così è giusto e se lo faccio cosà è sbagliato.
IO FACCIO QUELLO CHE MI PARE. 
e finchè ci sarà una persona interessata a quello che faccio, sia in positivo che in negativo, continuerò a farlo.
e se ne avrò voglia può darsi che continui a farlo anche se non interesserà a nessuno...chi lo sa..?"
Riccardo Mannelli
     



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Diario Fo commenta la vignetta di Riccardo Mannelli: "È bellissima, le polemiche sono un tentativo di censura"
il Fatto Quotidiano

Ha passato una vita a calcare le tavole del palcoscenico per dileggiare il potere. Intervistato dal Fatto QuotidianoDario Fo ha voluto dire la sua sulla vignetta pubblicata pochi giorni fa da Riccardo Mannelli, in cui la ministra Boschi viene rappresentata con le cosce in bella mostra. L'opinione del Premio Nobel per la Letteratura è precisa e netta, e va in controtendenza alla pioggia di critiche che, mosse da ogni parte, hanno investito il fumettista.
"È bellissima, il ministro appare come una signora elegante e niente affatto volgare, triviale o oscena. Non è un disegno indecente, né maleducato. È utilizzato per spiegare il gioco di parole. Ma prendersela per un innocente gioco di parole è una reazione che svela rozzezza e pochezza intellettuale. Il vuoto assoluto del senso dell'umorismo".
L'autore di Mistero Buffo parla apertamente di censura in questa sua intervista, ricordando che anche i grandi artisti del passato hanno dovuto subire la medesima sorte.
"Molière fu censurato duramente per il Tartufo e per il Don Giovanni. Ripeteva: 'Sono triste per la satira, ma so che un Paese che disprezza la satira e ne teme gli effetti non ha né intelligenza, né fantasia'. La satira ha bisogno di persone intelligenti".
Per uno che ha votato la propria vita a rompere i canoni del teatro borghese e a studiare con passione l'arte antica, non c'è da stupirsi che Mannelli abbia voluto scoprire un po' le cosce della ministra per esprimere una critica al governo.
"Il corpo, nudo o poco vestito, è stato usato dagli artisti in molti modi con tante funzioni sceniche. Pensiamo a Michelangelo e al suo capolavoro, il Giudizio Universale della Cappella Sistina, dove tanti tra papi, santi, beati, principi e personaggi biblici sono stati ritratti nudi e seminudi con seni e natiche in vista. Avrebbero dovuto dargli fuoco! [...] Un popolo senza umorismo è un popolo finito".
Dal canto suo, Fo è fermamente convinto che la reazione di politici e poteri forti sia spropositata e intravede un chiaro disegno censorio dietro l'episodio.
"Reazioni smodate. Se c'è mancanza di misura è in queste reazioni. Sono convinto che il ministro non possa essersi offesa nel vedere se stessa raffigurata in quell'immagine. [...]La regia è chiara: creare un tormentone facile e orecchiabile, come le gambe del ministro. I tentativi di censurare la satira sono una spia pericolosa, toccano i Paese e i popoli che sono in difficoltà sul piano della libertà di manifestazione del pensiero".



Daniela Ranieri
su IL FATTO

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LA VERSIONE DI MUGHINI - LA VIGNETTA DI MANNELLI È IDIOTA E ORRIDA. NIENTE DI MALE, SUCCEDE. CIASCUN GIORNALE FA LE VIGNETTE CHE VUOLE E CONTRO CHI VUOLE. SAREI UN PO' MENO PRESUNTUOSO DEGLI AMICI DEL 'FATTO' CHE OGNI CINQUE MINUTI RIPETONO CHE SOLO LORO SONO VISPI E INTELLIGENTI LADDOVE TUTTI GLI ALTRI SONO 'BIGOTTI' E 'SERVILI'
Lettera di Giampiero Mughini a Dagospia

Caro Dago, ovvio che in un Paese civile ciascun giornale fa le vignette che vuole e come vuole e contro chi vuole. Semmai sarei un po’ meno presuntuoso degli amici del “Fatto”, i quali ogni cinque minuti ripetono e ribadiscono che solo loro sono vispi e intelligenti e anticonformisti e laddove tutti gli altri sono “bigotti” e “servili”.

Un’affermazione con la quale, per quanto mi riguarda, mi pulisco allegramente le scarpe. Ovvio che il “Fatto” aveva tutto il diritto di mettere in prima pagina una vignetta che vorrebbe essere derisoria di Maria Elena Boschi, e che per farlo punta sulle sue “cosce” sguainate e cellulitiche.

Roba che quanto a gusto ed eleganza, a paragone il “cicciottelle” di un recente titolo giornalistico è un aforisma di Karl Kraus. Conosco e ho simpatia per Mannelli da qualche decennio: è un disegnatore aguzzo al quale, com’è ovvio, non tutte le vignette riescono col buco.

Questa è assieme idiota e orrida. Niente di male. Succede. Ne sto parlando da lettore del “Fatto” che ogni mattina lo compra e ne legge un bel po’ di articoli, quasi sempre molto buoni, eccezion fatta per le nenie stucchevolissime contro Matteo Renzi. Evviva le vignette, evviva il sarcasmo libero e indipendente.


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La libertà di satira
e la libertà delle donne
Stabilendo il nesso tra incompetenza e avvenenza si dà vita a un sillogismo squisitamente sessista, che non sarebbe mai usato nei confronti di un uomo
di Antonio Polito
Così deve essere anche nei confronti dei nuovi paletti che la sensibilità moderna ha posto al discorso pubblico: per esempio quello relativo al corpo della donna. Se un tempo si disegnava Spadolini ignudo e grassoccio con il pisellino al vento, ridendone, perché mai non si potrebbe oggi esporre il corpo di una donna ministra ridendo della sua esibita avvenenza, è stato autorevolmente detto. (Anche se, a proposito degli spostamenti del senso del limite, non si può escludere che oggi un direttore che desse del «cicciottello» a Spadolini se la vedrebbe brutta). C’è insomma un politicamente corretto più corretto del rispetto delle donne, e questo è il rispetto della satira.
Esagerati, dunque, o in malafede, gli indignati anti Mannelli: quella vignetta non istiga certo disprezzo nei confronti delle donne, e il disegnatore non è un cattivo maestro di potenziali femminicidi; chi volesse davvero cercare le radici della tabe sessista del maschio italiano dovrà impegnarsi un po’ di più invece di trovarsi facili bersagli polemici (per esempio leggendo il bellissimo romanzo di Edoardo Albinati).
Confesso però che mi hanno altrettanto, se non di più turbato, un paio di argomenti che sono stati usati in difesa di Mannelli. Il primo recita più o meno così: è legittimo prendere in giro l’avvenenza della ministra per denunciare la sua (presunta) incompetenza, in pratica se lei non dicesse «sciocchezze» costituzionali si eviterebbe le vignette sulle «cosce». Ma stabilendo il nesso tra incompetenza e avvenenza si dà vita a un sillogismo squisitamente sessista, che non sarebbe mai usato nei confronti di un uomo (belli e incompetenti non mancano nel nostro sesso).
Il secondo argomento è anche peggiore: si sostiene che in realtà la vignetta non faceva che replicare la realtà, come si deduce da una foto della ministra ritratta nella stessa posa della vignetta. Così, senza dirlo, si fa colpa alla signora Boschi di mettere in mostra le gambe, roba che non si sentiva dai tempi in cui Scalfaro schiaffeggiava le signore scollate, e la vignetta di Mannelli smette di essere difesa in quanto satira e viene elevata ad atto di denuncia. Ma denuncia di che? Si sta forse sostenendo che la ministra se l’è cercata indossando abiti scostumati, e che invece coprire il corpo femminile sia un atto di modestia e di serietà, soprattutto per una donna che fa politica?
Ecco: «se l’è cercata» è il grido di battaglia del sessismo. E su questa strada è davvero breve il passo che ci separa dalla burkizzazione a fini politici della polemica contro Maria Elena Boschi. Un prezzo francamente troppo alto, anche per la battaglia referendaria. Giù le mani dunque dalla libera satira. E giù le mani però anche dalla libertà delle donne: tutte le donne, comprese quelle potenti.Così deve essere anche nei confronti dei nuovi paletti che la sensibilità moderna ha posto al discorso pubblico: per esempio quello relativo al corpo della donna. Se un tempo si disegnava Spadolini ignudo e grassoccio con il pisellino al vento, ridendone, perché mai non si potrebbe oggi esporre il corpo di una donna ministra ridendo della sua esibita avvenenza, è stato autorevolmente detto. (Anche se, a proposito degli spostamenti del senso del limite, non si può escludere che oggi un direttore che desse del «cicciottello» a Spadolini se la vedrebbe brutta). C’è insomma un politicamente corretto più corretto del rispetto delle donne, e questo è il rispetto della satira.
Esagerati, dunque, o in malafede, gli indignati anti Mannelli: quella vignetta non istiga certo disprezzo nei confronti delle donne, e il disegnatore non è un cattivo maestro di potenziali femminicidi; chi volesse davvero cercare le radici della tabe sessista del maschio italiano dovrà impegnarsi un po’ di più invece di trovarsi facili bersagli polemici (per esempio leggendo il bellissimo romanzo di Edoardo Albinati).
Confesso però che mi hanno altrettanto, se non di più turbato, un paio di argomenti che sono stati usati in difesa di Mannelli. Il primo recita più o meno così: è legittimo prendere in giro l’avvenenza della ministra per denunciare la sua (presunta) incompetenza, in pratica se lei non dicesse «sciocchezze» costituzionali si eviterebbe le vignette sulle «cosce». Ma stabilendo il nesso tra incompetenza e avvenenza si dà vita a un sillogismo squisitamente sessista, che non sarebbe mai usato nei confronti di un uomo (belli e incompetenti non mancano nel nostro sesso).
Il secondo argomento è anche peggiore: si sostiene che in realtà la vignetta non faceva che replicare la realtà, come si deduce da una foto della ministra ritratta nella stessa posa della vignetta. Così, senza dirlo, si fa colpa alla signora Boschi di mettere in mostra le gambe, roba che non si sentiva dai tempi in cui Scalfaro schiaffeggiava le signore scollate, e la vignetta di Mannelli smette di essere difesa in quanto satira e viene elevata ad atto di denuncia. Ma denuncia di che? Si sta forse sostenendo che la ministra se l’è cercata indossando abiti scostumati, e che invece coprire il corpo femminile sia un atto di modestia e di serietà, soprattutto per una donna che fa politica?
Ecco: «se l’è cercata» è il grido di battaglia del sessismo. E su questa strada è davvero breve il passo che ci separa dalla burkizzazione a fini politici della polemica contro Maria Elena Boschi. Un prezzo francamente troppo alto, anche per la battaglia referendaria. Giù le mani dunque dalla libera satira. E giù le mani però anche dalla libertà delle donne: tutte le donne, comprese quelle potenti.

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L'amico salmastro mi scrive:
"ma Mannelli, sotto il disegno, non poteva scrivere: "oltre le gambe, c'è di più?"
...temo, però, che la citazione di una canzonetta non sarebbe stata Fatto-Style... ::)"
SAL

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stavo leggendo questo articolo dell'Huffington Post che titola qualcosa tipo "i dieci momenti più sessisti delle olimpiadi" o qualcosa del genere
questo termine, sessismo, mi piace tanto ma tanto tanto, proprio
mi piace talmente tanto che vi pregherei di non usarlo MAI qui, io lo farò con parsimonia, proprio per non sciuparlo
voglio conservarlo come perla nella sua ostrica, chiusa, in fondo al mare
e pensavo: che bello deve essere gustare un aperitivo al tramonto, a Montmartre, con l'autrice, sfiorarsi piano e sussurrarsi tanti asterischi
Fabio Magnasciutti

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giovedì 30 maggio 2013

Franca Rame

"Te l'avevo detto che non stavo tanto bene", era la sua frase, quella con cui salutava gli amici e le persone che conosceva. Non era nemmeno un lamento, così, era un ritornello. Il ritornello di una donna infaticabile. Una che dalla mattina alla sera correggeva le bozze dei testi del marito, teneva l'economia della compagnia, rispondeva ai giornalisti, si divideva tra i tanti conoscenti che venivano a chiederle aiuto.

Franca Rame
 Pessimo anno, questo 2013...
Marilena Nardi





Ieri la Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne, la violenza domestica e il femminicidio. Ora il testo passa al Senato per l’approvazione definitiva, ma anche allora la Convenzione non sarà esecutiva fin quando non verrà ratificata da almeno dieci Stati, otto componenti del Consiglio d’Europa (ad oggi sono cinque, Italia compresa, insieme a Montenegro, Albania, Turchia e Portogallo).
La Convenzione intende contrastare ogni forma di violenza, sia essa fisica o psicologica, sulle donne. Le forme di violenza contemplate dal testo sono svariate: dallo stupro allo stalking, dai matrimoni forzati alle mutilazioni genitali. La Convenzione prevede l’impegno degli Stati firmatari sulla prevenzione, eliminando ogni forma di discriminazione e promuovendo “la concreta parità tra i sessi, rafforzando l’autonomia e l’autodeterminazione delle donne”.

Ieri proprio ieri, 29 maggio 2013, se n'è andata Franca Rame, che per tutta la vita ha portato avanti la battaglia contro la violenza alle donne, violenza che purtroppo nella sua vita ha dovuto subire personalmente, e che coraggiosamente ha saputo portare a distanza se pur di anni sul palcoscenico.


Franca Rame
di  InkyJohn

Dario Fo ogni tanto con la mano indica la loro stanza. Franca è là, distesa sul loro letto. Addormentata per sempre, attorno al viso un foulard rosa pallido, il colore di quegli orecchini di corallo, dono di Dario, che indossava sempre. «Il solo conforto è che ero qui. Fosse successo solo un'ora dopo, quando ero già partito, non mi sarei mai dato pace». Neanche lei l'avrebbe permesso. Mai sarebbe potuta andarsene senza un ultimo abbraccio di Dario. «Ci siamo amati tanto, ma non tutto è stato rose e fiori. Ci sono stati momenti difficili...».
Si dice che che: "Vicino ad un grande uomo c'è sempre una grande donna", e questa volta l'affermazione è un po' più vera... non solo una moglie... una compagna...
Franca è stata  un'attrice teatrale, drammaturga e politica italiana.

Il teatro e le commedie recitate sono stati la sua vita.
 "Mio marito ha vinto il Nobel, ma per metà quel premio è mio", diceva con autoironia. Però era vero. Dario Fo non sarebbe stato Dario Fo senza la determinazione, la meticolosità, la precisione di Franca Rame che metteva a posto i suoi testi, parlava con gli editori, ricorreggeva le bozze. E a proposito del Nobel del 1997, era stata Franca a decidere che il lauto assegno venisse interamente devoluto alle famiglie di handicappati che ne avevano bisogno. Un impegno che le era costato anni di fatiche, stress perché, diceva "in questo paese anche fare la beneficenza è un'impresa".

Franca Rame 
di Mario Dimpo



Flavio Oreglio
CI HA LASCIATI ANCHE FRANCA RAME - E' un anno terribile. Stiamo perdendo pezzi importanti della nostra storia. Ciao anche a te Franca. Un bacio.


Bella ciao
Mauro Biani





By Enzo Apicella


VAUROper Franca Rame


Riposa in pace.Franca Rame,  più di una semplice, per quanto formidabile attrice, sei stata  capace di affrontare le dure battaglie della vita con determinazione, fierezza e grandissima dignità. Una femminista nell'accezione più genuina del termine, al di là della militanza degli anni '70. Grazie Franca, ci hai dato esempi di come deve essere un cittadino, di come deve essere un italiano.

"Oltre al dolore per la sua scomparsa abbiamo assistito inorriditi al modo in cui il servizio pubblico di questo Paese ha presentato la notizia al Tg2 delle 13. Questo messaggio lascia quasi intendere che la bellezza fisica abbia potuto in qualche modo giustificare un atto di violenza come lo stupro, senza nemmeno sentirsi in dovere di specificare che in realtà è stato l'atto ignobile di cinque estremisti di destra, cinque fascisti che hanno usato lo stupro come arma politica per punire una donna per il suo attivismo. È ingiustificabile cadere in errori tanto grossolani che creano un'informazione distorta. Ciò accade giusto oggi quando appena 24 ore fa questo parlamento ratificava la Convezione di Istanbul contro la violenza sulle donne con un grande susseguirsi di interventi, non solo nostri, che denunciavano la responsabilità anche dell'informazione per il degrado dell'immagine femminile e per il poco rispetto della sua dignità. Franca Rame è stata una donna straordinaria, esempio per tante donne e la società tutta, che ha saputo trasformare perfino un episodio di violenza così grave in un'occasione di crescita individuale e collettiva, ha saputo donare parte di sé agli altri nonostante il dolore. A nome di tutto il Movimento 5 Stelle e dei tanti cittadini dichiariamo il nostro amore per Franca Rame".Roberto Fico parlamentare del M5S- Blog Beppe Grillo

 Paride Puglia



 All'inferno tutti i politici!
Franco Stivali



Nota:
Franca Rame
ritratto di Dario Fo
"Fuori dal liceo Mamiani di Roma è apparsa una scritta che diceva grossomodo: “Franca Rame ha goduto a essere stuprata”. Si tratta di un antico insulto alle donne vittime di violenza sessuale. Vuol dire che sei tanto troia che ti piace comunque. Chi ha scritto questa frase evidentemente non ha idea di molte cose. Mia madre fu ustionata con le sigarette accese e tagliata con le lamette. La perizia medica misurò tra l’altro una ferita lunga quasi 30 centimetri. Poi fu violentata dai componenti del commando fascista che l’aveva sequestrata armi alla mano. L’aggressione fu talmente disumana che perfino uno dei membri del commando, disgustato, chiese agli altri di smetterla e ricevette per questo un ceffone che lo riportò all’ordine. Ora io mi chiedo che idea del sesso abbia uno che è convinto che una donna possa godere ad essere violentata. E mi chiedo che piacere sessuale possano trarre le donne che si accoppiano con questo individuo. E mi chiedo di che dimensioni sia il deserto interiore di questo maschio rampante, e quanta paura debba avere di non essere all’altezza di un vero incontro d’amore e di passione. Forse se entrasse nelle scuole una buona educazione al sesso e ai sentimenti questo vuoto esistenziale potrebbe essere colmato nelle generazioni future. La malattia dell’Italia non è solo politica, è morale, filosofica e sentimentale. Molti non sanno neppure cosa siano i sentimenti. Vivono tenendo carcerate le loro emozioni. (…) Io non credo che l’Italia cambierà seguendo chi è bravissimo a denunciare la corruzione e la violenza del capitalismo ma si dimentica di parlare di amore, amicizia, tenerezza, sesso, parto dolce, sentimenti, emozioni, ascolto di sé, educazione non autoritaria, scuola comica, arte, valore della vita, necessità di dare un senso anche alla morte. Il futuro migliore lo si costruisce casa per casa, migliorando i nostri baci e smettendo di consumare energia elettrica prodotta dal petrolio. E scendendo per strada a distribuire abbracci gratis. La mancanza d’amore si cura aumentando l’amore.."
Jacopo Fo



Franca Rame, Luca Casarini e Don Gallo(Genova G8 ) fonte


Bella ciao!
Tiziano Riverso






Dario per Franca

dal blog di Beppe Grillo

di Dario Fo

"Franca ed io abbiamo scritto quasi sempre i testi del nostro teatro insieme. Io mi prendevo l’onere di mettere giù la trama quindi gliela illustravo e lei proponeva le varianti, spesso li recitavamo a soggetto, all’improvvisa, come si dice... Questo era il metodo preferito ma non sempre funzionava. Si discuteva anche ferocemente, si buttava tutto all’aria e si ricominciava da capo. In verità mi trovavo a dover riscrivere di nuovo il testo da solo. Poi lo si discuteva con più calma e si giungeva ad una versione che funzionasse e che andasse bene a tutt’e due.

Anche Franca è stata l’autrice unica di alcuni testi. Ci sono opere, come per esempio “Parliamo di donne”, che furono stese da lei completamente a mia insaputa. Quando mi ha dato da leggere questa commedia già ultimata sono rimasto un po’ perplesso... e seccato! Ma come ti permetti?!? No, scherzavo...

Io ho proposto qualche variante ma di fatto si trattava di un’opera del tutto personale.

Pochi lo sanno ma la gran parte degli spettacoli che trattavano di questioni prettamente femminili è stata Franca ad averli scritti, elaborati e poi li ha recitati al completo spesso anche da sola. E io mi sono trovato a collaborare solo per la messa in scena.

Vi dirò di più: testi quali Mistero Buffo e Morte Accidentale di un Anarchico - che io avevo realizzato come autore unico - hanno avuto grande successo anche all’estero con centinaia di allestimenti dall’America all’Oriente, per non parlare dell’Europa.

Ma dei nostri lavori quello che ha battuto tutti i record di messa in scena è Coppia Aperta, Quasi Spalancata che è stato replicato con diverse regie per più di 700 edizioni nel mondo. Ebbene l’autrice unica di questo testo è Franca. L’ho sempre tenuto nascosto!

C’è in particolare un lavoro o meglio, un monologo, che Franca ha recitato solo qualche volta quest’anno, e di cui bisogna che io vi parli perché è fortemente pertinente alla situazione a dir poco drammatica che io sto in questi giorni vivendo.

Da tempo Franca aveva scoperto l’esistenza di alcuni testi apocrifi dell’Antico Testamento nei quali la Genesi è raccontata in termini e linguaggio molto diversi da quelli cosiddetti canonici.

Attenti, non sto parlando dei Vangeli apocrifi, ma dell’Antico Testamento... Apocrifo!

Ebbene da uno di questi testi Franca ha tratto un racconto che vi voglio far conoscere, quasi in anteprima. Eccovelo!

Siamo nel Paradiso terrestre. Dio ha creato alberi, fiumi, foreste animali e anche l’uomo. O meglio il primo essere umano ad essere forgiato non è Adamo ma Eva, la femmina! Che viene al mondo non tratta dalla costola d’Adamo ma modellata dal Creatore in un’argilla fine e delicata. Un pezzo unico, poi le dà la vita e la parola. Il tutto “prima” di creare Adamo; tant’è che girando qua e là nel paradiso Eva si lamenta che... della sua razza si ritrovi ad essere l’unica, mentre tutti gli altri animali si trovano già accoppiati e addirittura in branco. Ma poi eccola incontrare finalmente il suo “maschio”, Adamo, che la guarda preoccupato e sospettoso. Eva vuol provocarlo e inizia intorno a lui una strana danza fatta di salti, capriole e grida da selvatica... quasi un gioco che Adamo non apprezza, anzi prova timore per come agisce quella creatura... al punto che fugge nella foresta a nascondersi e sparisce; ma viene il momento in cui il Creatore vuole parlare ad entrambe le sue creature, umane. Manda un Arcangelo a cercarli. Quello li trova e poi li accompagna dinnanzi a Dio in persona.
L’Eterno li osserva e poi si compiace: “Mica male! mi siete riusciti... E dire che non ero neanche in giornata... ! Voi non lo sapete perché ancora non ve l’ho detto ma entrambi siete i proprietari assoluti di questo Eden! E sta a voi decidere cosa farne e come viverci. Ecco la chiave. E gliela getta. Vedete, qui ci sono due alberi magnifici (e li indica), uno – quello di sinistra – dà frutti copiosi e dal sapore cangiante. Questi frutti, se li mangiate, faranno di voi due esseri eterni. Sì, mi rendo conto che ho pronunciato una parola che per voi non ha significato: eternità... Significa che avrete la stessa proprietà che hanno gli angeli e gli arcangeli, vivrete per sempre, appunto in eterno! A differenza degli altri animali non avrete prole, perché, essendo eterni, che interesse avreste di riprodurvi e generare uomini e donne come voi, della vostra razza? L’altro albero invece produce semplici mele, nutrienti e di buon sapore. Ma attenti a voi, non vi consiglio di cibarvene! E sapete perché? Perché non creano l’eternità... ma in compenso, devo essere sincero, grazie a loro scoprirete la conoscenza, la sapienza e anche il dubbio.
Ancora vi indurranno a creare a vostra volta strumenti di lavoro e perfino macchine come la ruota e il mulino a vento e ad acqua. No, non ho tempo di spiegarvi come si faccia, arrangiatevi da voi. ... tutto quello che scoprirete; e ancora queste mele, mangiandole, vi produrranno il desiderio di abbracciarvi l’un l’altro e di amarvi... non solo, ma grazie a quell’amplesso, vi riuscirà di far nascere nuove creature come voi e popolare questo mondo. Però attenti, alla fine ognuno di voi morirà e tornerà ad essere polvere e fango. Gli stessi da cui siete nati.
Pensateci con calma, mi darete la risposta fra qualche giorno. Addio.”
“No. Non c’è bisogno di attendere, Padre Nostro! – grida subito Eva – Per quanto mi riguarda io ho già deciso, personalmente scelgo il secondo albero, quello delle mele. S devo essere sincera, Dio non offenderti, a me dell’eternità non interessa più di tanto, invece l’idea di conoscere, sapere, aver dubbi, mi gusta assai! Non parliamo poi del fatto di potermi abbracciare a questo maschio che mi hai regalato. Mi piace!!! Da subito ho sentito il suo richiamo e mi è venuto un gran desiderio di cingermi, oh che bella parola ho scoperto cingermi!, cingermi con lui e farci... come si dice?! Ah, farci l’amore! So già che questo amplesso sarà la fine del mondo! E ti dirò che, appresso, il fatto che mi toccherà morire davanti a tutto quello che ci offri in cambio: la possibilità di scoprire e conoscere vivendo... mi va bene anche quello. Pur di avere conoscenza, coscienza, dubbi e provare amore... ben venga anche la morte!”
Il Padreterno è deluso e irato quindi si rivolge ad Adamo e gli chiede con durezza: “E tu? ...che decisione avresti preso? Parlo con te, Adamo sveglia! Preferisci l’eterno o l’amore col principio e la fine?” E Adamo quasi sottovoce risponde: “ Ho qualche dubbio ma sono molto curioso di scoprire questo mistero dell’amore anche se poi c’è la fine"."
Dario Fo


Franca, amica mia carissima
di Nadia Redoglia

Te ne sei andata prima che mi ricordassi di chiederti (ma giusto per buffa mia curiosità) in tutti questi anni che abbiamo condiviso le passioni comuni, com’è che sempre portavi quegli orecchini a goccia di corallo rosa…Gli è che quel maledetto uranio impoverito che falcidiava (e prosegue a falcidiare) i nostri soldati (altrimenti detti missionari di pace) mandati al macello in mutande e canottiera, a differenza degli alleati americani fin dagli anni ’90 dotati per legge almeno d’indumenti protettivi, ci aveva preso, tu come parlamentare me come giornalista, anima e corpo. E chi aveva tempo e testa, dunque per pensare ad altro? Tu al Senato urlavi quei fatti, fatti già ben documentati nella commissione d’inchiesta di cui facevi parte. E’ grazie a quella che i nostri soldati e i loro familiari sono stati ascoltati (quelle che precedettero si risolsero in qualcosa che possiamo definire solo ridicolo) e in parte hanno ottenuto un po’ di giustizia. Quanto hai lavorato Franca cara e quanti, come me, sanno veramente quanti di tuo hai sacrificato in quei percorsi?

E tutto il resto? Eh sì eh. Mica t’occupavi “solo” dell’uranio impoverito. Anni e anni prima dell’ufficialità istituzionale per odierna crisi, già tu denunciavi lo stato delle famiglie costrette a rovistare a fine mercato, della precarietà dei loro figli, dell’esponenziale forbice tra i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Il compenso ricavato da senatrice, detratte le spese che scrupolosamente documentavi (fino all’ultimo scontrino per pochi euro di cancelleria) lo devolvevi in beneficenza. Del resto col miliardo di lire ottenuto per il nobel di Dario, compraste decine di pulmini attrezzati per disabili…

Ah sì, poi c’era anche la tua straordinaria bravura d’attrice di Teatro (doverosa T maiuscola) sulle cui scene sei pure riuscita a portare la scarnificante esperienza che solo donna può comprendere…
Franca amica mia carissima…quanto s’è da te preteso? 30 maggio 2013
Link:
  Franca Rame Mistero Buffo
Franca Rame: "lo Stupro"
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«Le urlavo di respirare È morta tra le mie braccia»
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