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mercoledì 14 settembre 2016

Querelare Charlie Hebdo?


Querele
La querela a Charlie Hebdo non è satira che fa ridere, è satira che fa pensare.
Mauro Biani




Il dramma di Amatrice continua… – da Il Fatto Quotidiano – http://www.natangelo.it #charliehebdo #amatrice #pasta
Natangelo




Querelare Charlie Hebdo? La strada della libertà non si può bloccare con le censure
Gianni Rossi

D'ora in poi si potrà ancora dire o parlare di un "accordo all'amatriciana", "politiche e promesse in salsa amatriciana", come sinonimo di inciucio, pastrocchio di basso livello? O c'è il rischio che il presenzialista sindaco di Amatrice ci quereli tutti? E parlare di mafia, malaffare, di amministratori corrotti o distratti, di edifici per lo più pubblici (scuole, ospedali, caserme) che crollano, pur essendo stati ristrutturati proprio con i fondi dei precedenti terremoti? E si potrà ricordare quello che sentenziano tutti i più autorevoli sismologi del mondo che "ne uccide più l'incuria e l'incompetenza degli uomini, che il sisma"?

È vero, Charlie Hebdo usa una "satira urticante", non perdona nessuno, neppure Dio o Allah, Gesù e Maometto, potenti vivi e poveri morti ammazzati, papi e imam, politici di destra o di sinistra. Charlie è stato ruvido anche con i propri morti, uccisi nella redazione (segnale di avvio della nuova stagione del terrorismo fondamentalista), al teatro Bataclan e bistrot vicini, a Nizza, all'aeroporto e nel metro di Bruxelles. Se si leggessero le sue pagine, però, ci si renderebbe conto che si tratta anche di un settimanale che analizza con serietà e con studiosi esperti i fatti politici, economici e culturali del mondo.

Molti, dopo il 7 gennaio del 2015 e la manifestazione dell'11 con 4 milioni di persone per le strade di Parigi, sono tornati a leggerlo, e molti oggi non lo comprano più, non condividendone la libertà urticante della sua visione editoriale-cultural-politica. Ma nessuno ha mai ritenuto diffamante i contenuti delle sue vignette legate a eventi di cronaca sanguinaria. Neppure il sindaco e gli abitanti di Nizza se la sono presa per le vignette sull'attentato del 14 luglio, come quella che recitava così: "Nizza: come è riuscito il camion ad entrare nella zona vietata?", dal camion con su scritto "Gelati", un arabo stilizzato risponde al vigile urbano: "Vengo a freddare i turisti", e il poliziotto, "OK, andate pure". In un'altra il camion sfrecciava con la dicitura agghiacciante: "Dio esiste e pesa 10 tonnellate"!.

La libertà di espressione anche nelle sue forme artistiche per immagini è una delle conquiste più importanti, che ci riportano proprio alla rivoluzione francese del 1789. Scorrendo alcune esposizioni al Louvre e al Museo d'Orsay ci siamo soffermati spesso sulle stampe di vignette satiriche nell'Ottocento e nei primi anni del Novecento: erano di una "cattiveria", politicamente scorrette, come neppure oggi ci si immagina. Eppure, i politici, l'imperatore, i generali, i "poteri forti" insomma, non si appellavano ai giudici per "ristabilire l'onore" messo in berlina. C'era sempre chi dalla tribuna avversa si "vendicava" con altrettanta virulente satira.

E poi che dire del messaggio insito nelle due vignette in questione? Certo, la prima era mal congeniata per i nostri gusti; ma la seconda "azzeccata", come direbbe Di Pietro. Ancora paghiamo nelle accise e nel disastro dei conti pubblici per le indecenti ricostruzioni dei paesi distrutti dai terremoti del Belice e dell'Irpinia (come non ricordare la puntuale e dettagliata Relazione della Commissione parlamentare presieduta da Oscar Luigi Scalfaro, poi divenuto capo dello Stato, "Le mani sul terremoto", con 58 mila miliardi di lire, circa 52 miliardi di euro, spesi dagli italiani e persi nei rivoli del malaffare politico camorristico?).

C'è chi parla, indaga, scrive, documenta con servizi radio e TV la tragedia, il dolore dei superstiti, gli sforzi sovrumani dei soccorritori, e chi invece usa "l'arma della satira" graffiante ed estemporanea. Tutti, comunque, cercano di informare e di fare una breccia nelle coscienze dell'opinione pubblica, colpita e commossa, che dopo i primi giorni rischia di addormentarsi, di perdere l'attenzione umanitaria e solidaristica. Ecco, la satira entra diretta nelle nostre coscienze come un pugno nello stomaco, per ricordarci il dramma e cosa c'è dietro a questi "disastri naturali", in un territorio che da secoli è considerato il più sismico d'Europa. In altre parti del mondo si è saputo affrontare queste calamità da tempo, senza che si creassero connubi tra politici locali e nazionali e ambienti del malaffare, col risultato di costruire, troppo spesso, edifici che poi crollano come castelli di sabbia, o peggio ancora intascarsi le tangenti senza neppure ricostruire.

Queste querele contro la libertà di espressione sono atti di censura anacronistici. Non andrebbero neppure prese in considerazione da parte dei magistrati. La libertà di coscienza e di opinione è una strada d'importanza universale, difficile da percorrere, irta di insidie, ma certo non teme i terremoti, quanto la mano degli uomini. Purtroppo!

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Il mio interessantissimo contributo al dibattito sulla satira stamattina su Canale 5 (finalmente un canale nazionalpopolare e non solo quella roba da carbonari che è La7). Provo a parlare insieme all'avvocato del comune di Amatrice (cioè uno che crede che - con 300 morti e migliaia di sfollati e vari paesi da ricostruire- sia più utile querelare un giornale di satira straniero per una vignetta) e insieme a Filippo Facci. Quando dall'alto dei miei studi in legge (sì, ho studiato legge) ho chiesto all'avvocato "Va bene, e come crede che finirà questa querela?" credo di aver intravisto il baratro.
Mario Natangelo







Davide Charlie Ceccon



Intervista a Marika Bret, giornalista di Charlie Hebdo.

Marika Bret: 
"Potremo commentare qualcosa quando riceveremo la denuncia, 
perchè al momento noi non abbiamo ricevuto assolutamente nulla. 
Non possiamo dare un commento prima di vedere le carte.
Si è dato molto spazio a chi ha criticato con forza le vignette,
 ma ci si è dimenticati di tutti quegli italiani che attraverso i loro blog 
hanno spiegato cos'è la satira, cos'è lo humor nero.
I giornali satirici, il linguaggio satirico sono molto poco conosciuti
 in Italia.
Queste vignette non vanno estrapolate dal contesto, da ciò che è Charlie Hebdo."
Giornalista: 
"Quindi insomma, secondo voi si è trattato di un problema di cattiva comprensione? le vignette non sono state capite?
Marika Bret: "SI!"




Paolo Lombardi


Fran


JE SUIS ENCORE CHARLIE


Tra il settembre 1997 e il marzo 1998 numerose scosse di terremoto colpirono l’Umbria e le Marche. L’allora sindaco di Gualdo Tadino, Rolando Pinacoli, oltre ad affrontare i problemi della ricostruzione decise che poteva aiutare i concittadini sdrammatizzando, con intelligenza, la catastrofe abbattutasi sulla comunità.
Chiese quindi a Dino Aloi di realizzare una mostra umoristica sul terremoto.
La mostra si fece, si intitolò Matite tremolanti.
Io realizzai una vignetta nella quale un anziano appoggiato ad un bastone, scosso da un improvviso e violento tremito, implorava “Speriamo sia solo il Parkinson”.
Nessuna associazione di malati strillò alla gratuita denigrazione di chi era affetto dalla terribile malattia e la mostra ebbe un ottimo successo.
La vignetta di Charlie sul recente terremoto é invece parsa a molti brutta, squallida, inopportuna, vergognosa, ecc.
Eppure la successiva vignetta di Charlie, di spiegazione, dovrebbe ormai aver chiarito che invece si trattava di una intelligente e violenta messa alla berlina della corruzione, dell’insipienza e delle infiltrazioni malavitose che innegabilmente sono le maggiori cause del disastro. Italianissimi problemi.
Le anime belle che si sono indignate al massimo possono dire che non hanno riso perchè l’humour nero non gli piace. Legittimo ma niente di più.
Certo se Benigni fa un film, dove si ride, sui campi di concentramento e Charlie Chaplin in Shoulder Arms (Charlot soldato) fa ridere sui soldati che muoiono al fronte nel 1918 tutti sono d’accordo nel dire che si tratta di trovate geniali. Ed è così.
Ma perché la vignetta di Charlie non sarebbe geniale? Perchè è cruda? Probabilmente. Ma ne avevano fatte molte anche sul dramma di Fukushima e quelle su Maometto hanno fatto ridere anche coloro che oggi si indignano. Solo che loro hanno poi versato un tributo di sangue alla libertà di essere anche eccessivi.
Per altro l’ambasciatore francese che si dissocia da Charlie dovrebbe anche dissociarsi da André Breton il quale nel manifesto del surrealismo da lui scritto ne descriveva le caratteristiche così:”…automatismo psichico …dettato dal pensiero in assenza di ogni controllo esercitato dalla ragione, al di fuori d’ogni preoccupazione estetica o morale”.
Perché Breton è anche di fatto il fondatore dell’Umour noir o meglio, quello che ci ha insegnato che ridere alla proposta di Jonathan Swift di risolvere il dramma della carestia in Irlanda mangiandosi i bambini, ben prima che lo facessero i comunisti, era da persone intelligenti.



Les lasagnes du maire
Paride Puglia

giovedì 1 settembre 2016

22 settembre #FertilityDay


È impossibile capire cosa passasse per la testa di chi ha concepito, elaborato e approvato questo Piano Nazionale per la Fertilità, che mescola ansia e pressione sociale a un linguaggio infantile e paternalistico e a ricordi da Ventennio fascista.


Proteggi la tua fertilità
Per te. Per noi. Per tutti
#fertilityday



Nel 1996, lo stupro passò da essere reato contro la morale a reato contro la persona: il corpo non era più pubblico demanio ma proprietà privata di una persona sola.
Vent’anni dopo, la fertilità viene definita un bene comune. Il corpo rimesso a disposizione di tutti per il ripopolamento del paese.

'La bellezza non ha età, la fertilità sì' 
'Datti una mossa! Non aspettare la cicogna'
 'Genitori giovani. Il modo migliore per essere creativi' 
 'La fertilità è un bene comune' 

Fertility Day
CeciGian

ll calo demografico italiano si affronta con più consultori, più asili nido, più congedi parentali, più aiuti economici alle famiglie, non con la retorica neofascista di una pessima campagna d'informazione. 
Strano che questa ovvietà non sia chiara anche al Ministro della Salute, diventata mamma a 43 anni. Ma evidentemente per un politico è difficile capire i problemi economici delle persone.
Gian Lorenzo Ingrami


Fabio Magnasciutti


Il Fertility Day e il corpo come pubblico demanio
di Giulia Blasi
D omani, 1 settembre, avrei dovuto partecipare a un incontro con la Ministra della Salute Beatrice Lorenzin in occasione del lancio del Fertility Day, giorno dedicato alla fertilità. Avevo in programma di farle una domanda sulla questione dell’obiezione di coscienza negli ospedali. Poi è uscita la campagna a sostegno dell’iniziativa, e ho deciso di rinunciare. Ne riporto solo alcune immagini, dato che la sezione del sito che conteneva la totalità di queste perle è indisponibile da almeno un’oretta, forse in un soprassalto di decenza che equivale a chiudere la stalla quando i buoi stanno già belli che due praterie più in là.
(continua)




Ecco la nuova, sorprendente trovata del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin: il #FertilityDay, da festeggiare il 22 settembre (per inciso, il giorno del mio compleanno... non poteva farmi regalo peggiore).

Ed ecco le cartoline costruire ad hoc per l'evento.
Le trovate nell'immagine di questo post.
Le analizziamo insieme?

1) "La bellezza non ha età, la fertilità sì"
Vuol dire, semplicemente, affrettatevi a fare figli: non avete un lavoro stabile? Che importa. Non siete certi che il vostro partner sia quello giusto? Mio Dio quanti problemi vi fate. Forza, procreate, fatelo a cuor leggero, ché dove mangiano due mangiano tre.

2) "La fertilità è un bene comune"
Non lo è. Non è come l'acqua. La fertilità è una caratteristica fisica individuale. Il Ministero della Salute dovrebbe fare ricerca e rendere accessibile la procreazione per quelle coppie affette da sterilità e non invitare genericamente a fare figli. Research&development dovrebbe essere la tendenza e invece questi ci riportano al Medioevo.

3) "Genitori giovani. Il modo migliore per essere creativi"
Da ovazione, in un Paese con il tasso di disoccupazione come quello italiano, dove chi ha talento, ambizioni e speranze emigra; dove chi non ha la solidità economica di un famiglia che possa garantire studi e accesso alla professione, lascia il Paese, sembra una presa in giro. Immagino che tutti i neogenitori quarantenni avrebbero voluto avere figli a venticinque anni, ma magari al tempo si stavano facendo le ossa, stavano lavorando gratis per qualche azienda, stavano forse trovando difficoltà a entrare nel mondo del lavoro e quindi, responsabilmente (loro sì, per fortuna) avranno pensato che per un figlio ci sarebbe stato tempo.

(e ultimo, tiriamo un sospiro di sollievo)
4) "La Costituzione tutela la procreazione cosciente e responsabile"
Dove in rosso, evidenziato, non trovate "cosciente e responsabile", ma "procreazione". Per i nostalgici, un tuffo nel passato.
Roberto Saviano


Speravo fosse uno scherzo ma non lo è. Il piano nazionale per la fertilità, una trovata del Ministero della Salute che farebbe concorrenza ad un manifesto elettorale di Mario Adinolfi e Paola Binetti. Ricordatevi che dopo una certa età siete sempre belle ma non servite più a molto e che la vostra fertilità è un po' di tutti. E' necessario un capovolgimento della vostra mentalità. Il Ministro Lorenzin vi darà indicazioni precise. Via ogni contraccettivo dalle vostre abitazioni. Abbia inizio la rivoluzione culturale del nuovo millennio. Per par condicio c'è anche un'elegante cartolina per l'uomo. #vergogna #fertilityday
Emiliano Poli




Dovremmo fare un'altro figlio
Fulvio Fontana



Romaniello


Forse l'ho data male
Riverso


Una campagna, più che semplicemente imbarazzante.... "complicatamente vergognosa!"
Nemmeno negli anni '50 si osava tanto...
Vanessi


Fran de Martino






Fabio Magnasciutti


Dopo il fertility day, la battaglia del granoday e l'oroallapatriaday
Riverso


http://www.fertilityday2016.it/

giovedì 12 marzo 2015

Cassazione: " Berlusconi assolto!"


di Franco Portinari/Portos





Per favore non toccate il vecchietto

di Nadia Redoglia
Alta tensione per l’attesa sentenza definitiva.  La pazza storia del mondo è terminata con assoluzione. Furono (quasi) tutte balle spaziali. “Che vita da cani” pare aver aggiunto quel Robin Hood – un uomo in calzamaglia, nel domandarsi chi mai ora potrà ripagarlo del torto subito. I suoi avvocati, fruitori di  più poltrone parlamentari quasi mai usate, perché impegnati a difenderlo (da qui il mistero delle dodici sedie) si sono molto adoperati ben prima di quella volta che comparve la nipote del Principe d’Egitto con il silenzio dei prosciutti, degli svitati, dei robots e piccole canaglie che seguirono.  L’ultima follia è ancora in corso (Ruby ter) per vederlo sospetto di corruzione in atti giudiziari. Secondo l’accusa avrebbe pagato olgette per tacer su orgette. Tuttavia la procura per approfondire su rendite milionarie che manco la nipote (vera) del principe di cui sopra potrebbe possedere, ha chiesto proroga d’indagini.

Il procuratore generale di Cassazione ha citato Mel Brooks sostenendo che tutto il mondo ci ha riso dietro. Esagerato ché come disse (ben prima di Obama, Veltroni e Renzi)  Frankestein Junior: “SI-PUO’-FARE!”

11 marzo 2015



Atti liberatori
Trucco/Kurt


ElleKappa




BUNGA BUNGA: B. ASSOLTO
Natangelo

PS: Questa, sotto,  invece era la vignetta che avevo preparato nel caso in cui la Cassazione non avesse assolto B.


Natangelo



Rimembri ancora
MASSIMO GRAMELLINI
L’uomo è salvo, ma il mito è perduto. Tra un’assoluzione e un’acquisizione, continua il declino al rallentatore di colui che fu Berlusconi. Come se Napoleone, anziché a Sant’Elena, avesse trascorso l’ultima parte della sua vita in due camere e cucina a Montmartre, litigando di continuo con la servitù e affacciandosi ogni tanto alla finestra per rispondere al saluto revanscista di qualche nostalgico. Trattandosi di un individuo dalle sette vite e dalle sette ville, il due camere e cucina è metaforico. Ma la sopravvivenza giudiziaria rimane una mancia ben magra per chi credeva di essere Napoleone e aveva convinto della cosa milioni di italiani.

Un mito si riconosce dall’uscita di scena, mentre non c’è grandezza alcuna nella sua parabola discendente, solo un accomodamento al ribasso, dalla Champions a Inzaghi, dal G8 a Brunetta. Profetizzando scenari shakespeariani, come nell’ultima scena del «Caimano», i suoi nemici gli hanno attribuito una dimensione epica che alla prova dei fatti si è rivelata inesistente. Non si sta congedando dalla Storia col cipiglio di un gigante spodestato, di un De Gaulle, di un Nixon o almeno di un Craxi. L’ossessione per la «roba», che in lui prevale su qualunque motivazione ideale, lo ha indotto a scavarsi una nicchia di sopravvivenza e a festeggiare come un trionfo persino una pausa momentanea nel furibondo corpo a corpo con la giustizia che ha innescato fin dalla gioventù. Adesso fonderà Forza Silvio, l’ultima ridotta, per trattare con l’erede toscano che maneggia la politica con più perizia e risolutezza di lui. Invece che alla Storia, passerà alla cassa.




Fran (Fanpage)



fabio magnasciutti



Fontana


TOGHE ROTTE
Tutti i nipoti di Mubarak sghignazzano dopo l'ultima
- purtroppo solo in ordine di tempo -
farsa in tema di codice penale.
Mangosi


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La notizia:
Roma (askanews) - Dopo nove ore di camera di consiglio i giudici della Cassazione hanno assolto definitivamente Silvio Berlusconi dal reato di concussione e sfruttamento di prostituzione minorile nel caso Ruby. Reati che la Procura di Milano guidata da Edmondo Bruti Liberati e Ilda Boccassini gli aveva contestato in questi anni di dura battaglia processuale, con riferimento alle "cene eleganti di Arcore" e alla liberazione della ragazza marocchina dal fermo in Questura a Milano.Le motivazioni della scelta della Cassazione saranno rese note fra un mese. Ma a Forza Italia (e al Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano) sono bastati pochi minuti dalla lettura del verdetto finale per porre con forza la questione politica di fondo legata a questo processo: il danno da risarcire a Berlusconi, personalmente e politicamente.Un Berlusconi "tanto felice". Così è descritto ad Arcore, dove ha appreso la notizia della sua assoluzione per il processo Ruby. "E' stata ribadita la mia innocenza", avrebbe detto in sintesi ai fedelissimi che si sono subito congratulati al telefono col leader di Forza Italia. E già si parla di un ritorno in campo di un berlusconi
con un’analisi di  Donatella Stasio - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/w1k3cu



martedì 4 marzo 2014

Gli Oscar 2014 e La Grande Bellezza

E...  l'Oscar per il miglior film straniero dopo 15 anni torna in Italia grazie a La grande bellezza di Paolo Sorrentino: a lui e a tutto il team creativo e produttivo del film i migliori complimenti della  nostra redazione.
di Olimpia De Angelis


......complimenti e orgoglio!
Pierpaolo Perazzolli

La grande bellezza, recensione della recensione
Mauro Biani


"THAT'S AMORE! - Oscar 2014, trionfa La Grande Bellezza"
Fran De Martino



Tiziano Riverso


Ci disegnano così
Massimo Gramellini
04/03/2014
Ma ti pare possibile, sospirava al telefono un amico dopo l’Oscar a «La Grande Bellezza», che per gli altri noi siamo sempre e soltanto la nostalgia del passato, la decadenza infinita, i monumenti che cadono, i mosaici che si scrostano, l’antica Roma e la Roma dei papi, entrambe manipolate nel ricordo e inscatolate dagli stranieri dentro una sequela di luoghi comuni? Ti pare possibile che di un’Italia senza gladiatori, pizzaioli, pittori, mandolinisti, tenori, sarti, ruffiani, avvelenatori rinascimentali e playboy della mutua non interessi niente a nessuno? Ti rassicura questo rinchiuderci in un eterno cliché per compiacere i pregiudizi degli altri nei nostri confronti?

A tutte e tre le domande di quell’italiano riluttante ho risposto con un semplice monosillabo. Sì. L’autorevolezza in certi ruoli non si improvvisa. Noi per gli altri siamo ciò che venticinque secoli di storia hanno stabilito che fossimo: depositari distratti della grande bellezza e custodi approssimativi della memoria universale. Quando ci riusciamo, anche costruttori di benessere. Anni fa, alla delegazione tricolore che durante la visita a un importante organismo internazionale si lamentava perché nella struttura lavoravano dirigenti di ogni nazionalità tranne che della nostra, il direttore generale replicò sorpreso: «Vi sbagliate. Agli italiani abbiamo affidato un settore assolutamente cruciale: il catering».

 "Grazie alle mie fonti di ispirazione: i Talking Heads, Federico Fellini, Martin Scorsese, Diego Armando Maradona. Mi hanno insegnato tutti come fare un grande spettacolo." (P. Sorrentino)
Sorrentino
di Gianni InkyJohn

Gambardella
InkyJohn





Omaggio a Paolo Sorrentino...
...vincitore del Premio Oscar 2014 come miglior film straniero.Paride Puglia


Oscar Sorrentino
Bucnic


L'onorevole Brunetta non ha visto "La Grande Bellezza"
Fulvio Fontana

Lino Casadei

3 marzo 2014, ore 17
Roma sprofonda in Italia, ma vince nel mondo
Di Ferdinando Camon
Romano-napoletano al 100 per 100, “La Grande Bellezza” ha vinto il più mondiale dei premi, l’Oscar, e adesso tutti quelli che non l’han visto correranno a vederlo. E questa è decadenza, ignoranza artistica, mancanza di autonomia culturale, di cervello. Proprio quello che il film denuncia. Non si va a vedere un film perché ha vinto un premio, ma perché è un grande film o tratta un grande tema. “La Grande Bellezza” non è un grande film, ma tratta un grande tema, e il grande tema è Roma. Non è il film che ha vinto l’Oscar, è Roma. La capitale più gloriosa e corrotta, splendida e lurida, mistica e postribolare, piena di storia e di miseria ad ogni metro. Esci dalla stazione Termini e dopo 80 metri t’imbatti nelle mura di Tarquinio e Servio, sei secoli prima di Cristo, ma se non stai attento sbatti le scarpe sulla testa dei barboni insaccati dentro i cartoni, gli sbucci il cranio e loro non protestano, non sanno neanche se sono vivi o morti. L’umanità variopinta che incontri dalla stazione Termini al Colosseo o a San Pietro riunisce tutto il peggio e una particella del meglio dell’umanità. Ricchi sfondati che non hanno mai lavorato per nessuno e hanno sempre fregato tutti, puttane moleste che si offrono di sera e di mattina, politici che sono razzialmente diversi dagli umani, lavoratori dei ministeri e delle partecipate, dipendenti o impiegati che non hanno mai visto un padrone, una fabbrica, un orario, un cartellino da timbrare. Per questa umanità che sembra discesa pari pari dalla decadenza di un impero mondiale morto 1500 anni fa, tutto ciò per cui il resto dell’umanità vive soffre o gode è diverso, da Dio al sesso, dal denaro alla morte, dalla santità al puttanesimo. La vita è “dolce” se è senza etica, senza Dio, senza valori, se tu uomo animato vivi come un animale senz’anima: lo sapeva Fellini e la sua “Dolce vita” è un film disperato e straziante, un pianto o un urlo, lo sa Sorrentino e la sua “Grande Bellezza” è un film cinico e irridente, ateo e miscredente, bello di una bellezza di plastica, che oggi è l’unica vera natura. Perfino Sabrina Ferilli sembra di plastica, come una bambola gonfiabile, dalle misure standard. Per non parlare del protagonista Jep Gambardella, che approda a Roma a ventisei anni, stessa età in cui vi giunse Fellini, solo che Fellini era un provinciale e imparava tutto, mentre Jep sa già tutto. Fellini veniva da Rimini, più a Nord, Jep viene dal Vomero e da Posillipo, più a Sud, ed è un dandy, che è il Superuomo nell’incarnazione della decadenza italiana. Lezioso, danaroso, viveur da salotti e terrazze, che a Roma significa vista sul Colosseo. Sotto la vista del Colosseo, dove venti secoli ti guardano, si gode, che non significa più si scopa ma si sniffa, la dea che ti porta sulle sue ali dalla vita mondana alla super-vita extra-sensoriale è la cocaina, tu la tiri su per il naso e lei ti tira su nel mondo dove sei quel che vuoi. La terrazza con vista sul Colosseo è un incrocio di vite, da qualunque parte vengano i protagonisti minori passano di lì. Verdone buffo e sbruffone più del solito, il guru del botulino sempre con la siringa in mano, la missionaria santa, che ti domandi se è vera o falsa, e non sai quale scegliere, la girandola di artisti che vanno a Roma per sentirsi artisti, i prelati di cui Roma è piena, e per cui è la Città Santa ma querelata dai tribunali di mezzo mondo. Si ballano balli frenetici dal ritmo duro, stordenti come un’altra droga, per cui la folla degli ospiti ondeggia su e giù come sugheri sul mare. Lo scopo della vita è “la festa”, per cui si vive se si va alla festa, ma si super-vive se si è padroni della festa: Jep dichiara “volevo il potere di fare le feste e farle fallire”, che è come dire godere e rovinare il godimento agli altri. Quando dalla terrazza s’inquadra il Colosseo, non capisci se la Grande Bellezza è quella di venti secoli fa o questa di oggi, o il trapasso da quella a questa, o la convivenza delle due. A Los Angeles i premi più importanti per il cinema, i produttori, i registi, gli attori si assegnano nel teatro più kitsch e nella strada più pacchiana del mondo. Si vince se si ha la “forza” di vincere, forza mediatica, mitica, strategica. Roma ha questa forza. Abbiamo vinto per merito di Roma. Una capitale che all’estero esercita un fascino immenso che noi non sentiamo più perché siamo depressi, smemorati, drogati di nullismo. Le città che nel mondo hanno un decimo dell’arte che ha Roma, richiamano turisti dieci volte più di Roma. E lo stesso vale per Napoli, Amalfi, Pompei, Agrigento, Firenze, Venezia… Il nostro Paese è zavorrato di problemi che lo fanno sprofondare. Ma la colpa non è del paese. È nostra. (fercamon@alice.it)

Links:
La bellezza dell’Oscar (Curzio Maltese).

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Gli Oscar 2014: i protagonisti ed il 'selfie'

martedì 28 gennaio 2014

"Assoluzioni"

Tiziano Riverso

Scajola assolto

Roma, 27 gen. (TMNews) - L'ex ministro Claudio Scajola è stato assolto dal Tribunale di Roma con l'accusa di finanziamento illecito in relazione all'acquisto e alla ristrutturazione di un appartamento con vista sul Colosseo. L'assoluzione è stata dichiarata perché "il fatto non costituisce reato".
Nel medesimo processo era imputato anche l'imprenditore Diego Anemone, per lui le accuse sono cadute per intervenuta prescrizione.





Casa al Colosseo: assolto Scajola
FEI


A sua Insaputa, il Ritorno
Fran http://fanpa.ge/1gF13Aa


SERGIO STAINO



Riina assolto
AGI) - Palermo, 27 gen. - Il boss corleonese Toto' Riina e' stato assolto nel processo per l'omicidio del giornalista Mauro De Mauro, in cui era l'unico imputato. Il pg Luigi Patronaggio aveva chiesto l'ergastolo. La sentenza e' stata poco dopo le 15 dalla Corte di assise di appello di Palermo, presieduta da Biagio Insacco, che si era ritirata in camera di consiglio stamattina. Anche in primo grado Riina era stato assolto. De Mauro, cronista del giornale "L'Ora", fu sequestrato il 16 settembre 1970 e non e' mai piu' stato ritrovato.

 La storia siamo noi
Stato-mafia. E Di Matteo.
Mauro Biani

di Riccardo Mannelli

PS: le vigne di Mauro Biani e Mannelli  sono perfette come commento....





Ruby maggiorenne...

Karima El Mahroug, alias Ruby, era già maggiorenne quando, nel febbraio 2010, avrebbe avuto rapporti con l’allora premier Silvio Berlusconi, indagato nell’ambito dell’inchiesta «Rubyter» riguardante la corruzione di testimoni. Ad affermarlo è il ministro della Funzione Pubblica del Marocco, Mohamed Mobdii, che, in un’intervista al giornale Al Akhbar, ha dichiarato di essere stato lui a firmare l’atto di nascita della ragazza. Il ministro del governo di Rabat sostiene infatti che Ruby, all’epoca dei fatti per i quali il leader di Forza Italia è stato condannato in primo grado, la ragazza era maggiorenne. Mobdii, che è stato parlamentare nella zona di Al Fakih Bensalih, in cui è nata e in cui abitava la famiglia di Ruby, ha affermato al quotidiano di essere stato «molto attento a conservare il file della sua nascita. Avevo paura - ha aggiunto - che venisse rubato o falsificato».


tre anni dopo, questa mia vignetta torna a galla….
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/17/ruby-emissari-inviati-in-marocco-via-libera-a-indagini/111885/http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/17/ruby-emissari-inviati-in-marocco-via-libera-a-indagini/111885/
Franco Portinari


SERGIO STAINO


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Nota:


Il gerundio furioso
fabiomagnasciutti


ciao
fabiomagnasciutti