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sabato 9 luglio 2016

Tony Blair deve essere processato per crimini di guerra.

“Ingiustificata la guerra a Saddam”. Il rapporto Chilcot inchioda Blair
Pubblicata l’inchiesta sulle responsabilità britanniche: sottovalutate le conseguenze. L’ex premier ribatte alle accuse: «Ho agito in buona fede, oggi prenderei le stesse decisioni»
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Cartoon of the Day: Yeah! Tony Blair must face war crimes charges! Via @alqudsalarabi http://www.alquds.co.uk/?p=562165&device=phone …
Latuff












Dopo sette anni di lavori e di rinvii la commissione presieduta da John Chilcot, istituita nel 2009 dall’allora premier laburista Gordon Brown per indagare le motivazioni della guerra in Iraq, ha reso noto il suo rapporto. Un testo sterminato, lungo quattro volte «Guerra e pace» di Tolstoj, lascia ora agli storici il più devastante atto accusa nei confronti di un ex premier britannico, Tony Blair, che quella guerra la appoggiò e la favorì senza riserve.

La commissione ha ascoltato 129 testimoni, che hanno pronunciato 2,5 milioni di parole registrate in 150 mila documenti e in 911 paragrafi, incredibile assonanza con il 9-11 dal quale tutto è cominciato. Gli elementi di accusa sono pesantissimi: la guerra non era l’ultima risorsa disponibile, non tutte le opzioni sono state esaminate; Blair ha esagerato nelle comunicazioni al Parlamento il pericolo rappresentato dall’Iraq; la colpa è anche dei servizi segreti, che hanno fornito informazioni inesatte sulle armi di distruzione di massa irachene; non era vero che Saddam rappresentasse una minaccia incombente; è falso che non partecipare alla guerra avrebbe compromesso il rapporto con gli Usa; è vero che Blair disse a George Bush, prima del voto in Parlamento: «Sarò con te comunque»; le conseguenze dell’invasione sono state ampiamente sottovalutate; l’esercito è stato mandato in Iraq impreparato e male equipaggiato; per rimediare, i soldati sono stati costretti all’umiliazione di stringere accordi con i militari iracheni; Stati Uniti e Gran Bretagna, per fare la guerra, hanno minato l’autorità del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, e l’intera operazione è stata un fallimento.

Il rapporto ha lasciato comunque a Blair una via di fuga. Da scafato combattente dell’arena politica qual è, l’ex premier ha affrontato due ore di conferenza stampa per ribattere alle accuse, con voce incrinata al momento giusto, quando ha chiesto scusa per i 179 soldati britannici morti. Come fanno i leader più esperti, si è assunto ogni responsabilità dell’accaduto, lasciando però intendere tra le righe che le colpe sono di altri. «Ho agito in buona fede», ha detto, e ha aggiunto che «sulla base delle conoscenze disponibili, oggi prenderei le stesse decisioni». I servizi segreti, ha precisato, sono separati dal governo: è sottinteso che la colpa è loro. «Il rapporto prova - ha detto - che non ci sono state falsificazioni, né accordi segreti, né comunicazioni ingannevoli del governo». E cosa voleva dire «sarò con te comunque?», gli hanno chiesto. «Anche nel caso di complicazioni politiche», ha risposto. E le conseguenze della guerra? «Molti stanno meglio adesso, e il terrorismo attuale non ha rapporti con la caduta di Saddam».

L’Associazione dei famigliari delle vittime, che tanto si è battuta per l’indagine, si è limitata a sperare che il rapporto serva a cambiare le procedure con le quali il Regno Unito va in guerra. Ma i parenti dei soldati morti sono stati più duri nelle interviste: «È Blair il vero terrorista», ha detto la sorella di un caduto. Jeremy Corbyn, attuale leader del partito di Blair, si è scusato a nome dei laburisti: nel 2003 lui aveva votato contro la guerra. Il premier Cameron si è limitato ad auspicare che si tragga una lezione da tutto questo. Difficilmente Blair potrà essere incriminato per il rapporto Chilcot. Ma le sue speranze di essere nominato negoziatore della Brexit con l’Unione Europea sono diventate inconsistenti, e non c’è più alcun ruolo politico nel suo futuro.
(fonte)

domenica 13 novembre 2011

L'Inimitabile Cavaliere di Emilio Giannelli

13/11/2011
Disegnare per 20 anni quotidianamente un personaggio e poi ritrovarsi senza di questo, cosa si prova?
Risponde a questa domanda il grande Emilio Giannelli in un articolo al Corriere della Sera che riporto in questo post insieme all'ultima vignetta di oggi e qualcuna molto datata con un Berlusconi con tanto di bombetta. Non c'è bisogno di spiegarle basta soffermarsi a guardarle e poi ...




LA VIGNETTA DI GIANNELLI Tempo di bilanci e di pagelle per i ministri del governo Berlusconi: Bossi non è riuscito a far passare la sua riforma federalista, ma Berlusconi lo... tranquillizza 18/12/2001
LA VIGNETTA DI GIANNELLI Il premier Silvio Berlusconi e l'entrata in vigore dell'euro visti da Emilio Giannelli sulla prima pagina del Corriere della Sera di oggi, sabato 29 dicembre 2001
LA VIGNETTA DI GIANNELLI Mandato di cattura europeo e giustizia: il difficile rapporto del governo Berlusconi con l'Europa 12/12/2001

LA VIGNETTA DI GIANNELLI Tempo di bilanci e di pagelle per i ministri del governo Berlusconi: Bossi non è riuscito a far passare la sua riforma federalista, ma Berlusconi lo... tranquillizza
03/12/2001

Dica la verità: è un po’ triste che Berlusconi esca di scena?

La crisi - la satira

«La mia satira (senza rancore) sull’inimitabile Cavaliere»

Giannelli: migliaia di vignette, le migliori?
Quelle con George Bush


Emilio Giannelli
Emilio Giannelli
Piccolo, tondo, le scarpette con i tacchi, il naso a ciliegia e i capelli a calotta. Il premier esce da Palazzo Chigi e il suo profilo rischia di svanire, almeno un po’, dalle vignette di Emilio Giannelli, dal 1991 la finestra di satira sulla prima pagina del Corriere, ogni giorno un sorriso. Diciassette anni di disegni: la discesa in campo, il ribaltone, i ritorni e le sconfitte, la traversata del deserto, la maggioranza più ampia che il Paese abbia mai avuto, la crisi. Sul Cavaliere merlino napoleone berluscon de’ berlusconi «costruito sui dettagli» è ora di fare punto e a capo.

Giannelli, lei è da diciassette anni la spina nel fianco di Berlusconi.

«O viceversa? Eh eh».

Vi siete mai sentiti?

«Mai direttamente, nemmeno una volta. Neanche per sbaglio».

Però lei sa della sua irritazione.

«So che con i suoi si lamenta di come lo rappresento. Durante un paio di uscite pubbliche mi ha citato. Nell’ultima mi ha definito così: quel signore che ogni giorno mi prende di mira sul Corriere...».

Diciassette anni di vignette: ma quante sono?

«Migliaia. Ricordo che nel ’94, al momento della discesa in campo, disegnai un sole che si alzava con la faccia di Berlusconi. Il titolo era: sola che sorge ».

Lei è di sinistra?

ONU - 01/03/2003
«Da giovane stimavo Ugo La Malfa ».

Al Cavaliere ormai è legato a filo doppio.

«A Torino, recentemente, c’è stata una grande mostra sulla satira. Ogni disegnatore era abbinato a un personaggio, un politico, il suo pezzo forte ».

E lei?

«Ero in coppia con Berlusconi, eh eh».

Qualcosa gli deve, dunque?

«Berlusconi è il soggetto ideale per un vignettista. Lui ha superato il muro del suono della satira. Pensi a quando ha detto: fonderò un partito che si chiama Forza Gnocca».

Prima di lui, il deserto...?

«Si disegnavano Fanfani, Andreotti, De Mita, Spadolini, Craxi. Grigi e grigiastri, materiale ce n’era. Tutti hanno avuto momenti di gloria. Ma nessuno di loro era come Berlusconi. Inimitabile».

La vignetta più riuscita?

«Due, con George Bush. Nella prima, all’epoca della guerra in Iraq, il presidente americano è un cowboy con la mano sul revolver. Nella fondina, dall’altra parte, spunta un piccolo Silvio. Il titolo è: pistola. Oh, sia chiaro: si tratta di satira. Quando disegno non c’è mai rancore, accanimento. Perderei il sale dell’ironia».

La seconda?

«C’è un minuscolo Berlusconi lustrascarpe che lucida gli stivali di Bush e dice: "io do lustro all’Italia"».

Ma perché il premier si irrita così tanto?

«Forse perché i miei disegni appaiono sul Corriere. Su un altro giornale, credo, li sopporterebbe di più».

Il personaggio migliore per una vignetta?

«Quello che ha smarrito il senso del ridicolo».
«La vita è tutta un girar pagine. Ben vengano facce nuove».

A sentire che era pronto a fare le valigie da Palazzo Chigi che immagine le è venuta alla mente?

«Un paio di scarpette con il tacco appese al chiodo».

Secondo una leggenda, lei disse di no a Montanelli che le offriva una cifra strabiliante.

«Non è una leggenda: nel 1989 Indro mi voleva al Giornale. Mi avrebbe pagato 400 milioni (di lire) per fare vignette un giorno sì e uno no».

E lei non accettò.

«Gli risposi che era troppo per il mio valore e troppo per essere davvero libero».

Montanelli come reagì?

«Mi disse: non sei un bischero, Emilio, sei un trischero!».

Due toscani che trattano, bella storia.

«Avevamo un buon rapporto. E amici comuni».

C’è qualche personaggio da lei raffigurato che l’ha presa male?

«Vivo a Siena. Sono defilato, non ho mai frequentato la politica. Questo mi ha salvato dalle pressioni. È vero, qualcuno s’è offeso. Nessuno ha mai querelato. Poi...».

Poi?

«Poi, sì, ci sono le lettere anonime (e anche firmate, eh eh) che mi mandano i leghisti ogni volta che disegno Bossi in versione canina».

Tra i suoi bersagli c’è anche il segretario del Pd, Bersani.

«Ha degli aspetti comici. Assomiglia a Maurizio Ferrini. Ricorda il programma di Arbore, Quelli della notte? Sarà l’accento, la pelata. Mi aspetto sempre che prima o poi parli di pedalò...».

Che cosa pensa dell’Italia di oggi?

«Che viviamo un brutto momento, Berlusconi o non Berlusconi. Soprattutto per i giovani. Che abbiamo una classe politica a cui importa poco del Paese e cerca solo voti e potere. Ho 75 anni, c’ero al tempo della ricostruzione. Un’epoca austera, tuttavia avevamo la sensazione di crescere e migliorare. Oggi l’orizzonte è cupo. Con le vignette non si cambia il mondo. Ma almeno un sorriso lo si può strappare». 
Paolo Baldini
13 novembre 2011 12:51
LA VIGNETTA DI GIANNELLI George Bush candida Berlusconi per la guerra contro Iraq, utilizzando un'espressione forte del rivale Saddam Hussein. Il nostro premier appare un po' perplesso. Sul Corriere della Sera di oggi
LA VIGNETTA DI GIANNELLI Conto alla rovescia per l'inizio della guerra all'Iraq: ma al premier Berlusconi viene il sospetto che il conteggio in realtà si riferisca a lui e al suo mancato invito alle Azzorre. Sul Corriere della Sera di oggi 17/03/2003
LA VIGNETTA DI GIANNELLI La missione diplomatica di Kofi Annan a Roma nell'interpretazione di Giannelli sulla prima pagina del Corriere della Sera di oggi, mercoledì 19 febbraio 2003
LA VIGNETTA I GIANNELLI Silvio Berlusconi ha ricevuto i complimenti di George Bush per il suo inglese. Così Emilio Giannelli ironizza sull'argomento. Dal Corriere della Sera di sabato 1 febbraio 2003

LA VIGNETTA DI GIANNELLI La maggioranza battuta alla Camera su un emendamento dell'Ulivo che vieta di avere più di due reti (sul Corriere della Sera di oggi, 3 aprile 2003)

LA VIGNETTA DI GIANNELLI Veronica Lario è visibilmente preoccupata per le ansie del marito-Premier: quale posizione assumere nei confronti dell'imminente guerra in Iraq? Berlusconi non è ancora riuscito a deciderne una. Sul Corriere della Sera di oggi 19/03/2003

LA VIGNETTA DI GIANNELLI Il presidente degli Stati Uniti George Bush e il primo ministro italiano Silvio Berlusconi: «figurine» politiche diverse nei confronti della guerra all'Iraq scoppiata nella notte. Sul Corriere della Sera di oggi 20/03/2003



05/04/2011 Giannelli http://www.corriere.it/


 
4/11/2010 Giannelli http://www.corriere.it/

e poi pensare ed eventualmente lasciare una vostra opinione

sabato 6 febbraio 2010

Blair ricorda l' Iraq davanti alla commissione.


Giornata della memoria
Blair sinistro ricorda l'Iraq.
Mauro Biani Sicuro, il mondo è questo e nulla...


Blair faces judgment day on Iraq
Blair is expected to tell the inquiry he believes it was right to remove Saddam even though thousands have died
Steve Bell The Guardian


Righteous, responsible but no regrets: Tony Blair's day in the dock
Former PM gives no substantial ground on why he sent troops to Iraq to disarm Saddam of weapons he did not possess
Martin Rowson/The Guardian

«Fino all'11 settembre pensavamo che Saddam Hussein fosse un rischio e facemmo del nostro meglio per contenere quel rischio - spiega Blair. - Dopo gli attentati questa percezione degli Usa e della Gran Bretagna cambiò drammaticamente». «Saddam non c'entrava niente con al Qaeda e con l'11 settembre» gli fa notare Sir Roderic Lyne, membro della commissione. Ma Blair insiste: quelle stragi fecero crescere la paura che armi di distruzione di massa potessero essere usate contro l'Occidente. «Dopo l'11 settembre, se tu eri un regime che aveva a che fare con le armi di distruzione di massa, dovevamo fermarti: questa era l'idea della Gran Bretagna, non degli Usa». «L'opzione di rimuovere Saddam - aggiunge l'ex premeir - è sempre stata presente dopo l'11 settembre. Le opzioni erano semplici: c'era la possibilità di adottare sanzioni efficaci, inviare ispezioni o in alternativa rimuovere Saddam».
(la notizia)


Peter Brookes/The Times



Peter Brookes
/The Times


Geralde Scarfe/ The Times


Iraq inquiry to recall Blair over possible conflicting evidence
Chilcot inquiry to call former prime minister back to testify in both public and private
Martin Rowson The Guardian


Tony Blair: 'I solemnly swear'
Chris Riddel The Observer



Peter Brookes/The Times




Bush & Blair
Mauro Biani Sicuro, il mondo è questo e nulla...

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