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giovedì 19 giugno 2014

"NOI CUGI - Come eravamo a Livorno negli anni Ottanta" di Paolo Morelli e Alessandro Cirinei

NOI CUGI
Come eravamo a Livorno negli anni Ottanta
di Paolo Morelli e Alessandro Cirinei 


ZONA 2014 - pp. 166 - ISBN 978 88 6438 474 0 - Collana ZONA Contemporanea - www.editricezona.it - caricatura di copertina di Roberta Piredda


"Perché guardate me con fronte aggricciata, o Catoni, / e censurate un'opera di inedita schiettezza? / Qui ride la grazia ilare d'un parlar puro, / e la lingua verace riporta quello che fa il popolo" (Petronio, "Satyricon").


A Roma ci sono i coàtti. A Milano ci sono i tamàrri. In Afghanistan ci sono i talebàni. A Livorno ci sono i “cugi”. Anzi, per meglio dire, c'erano i cugi, quei giovani livornesi che negli anni Ottanta indossavano il bomber jacket di nylon, calzavano Camperos Valleverde, impennavano col Bravo Piaggio (elaborato col kit Polini) e andavano in discoteca alla domenica pomeriggio per ballare Billie Jean di Michael Jackson. Morelli e Cirinei - tra i più gloriosi e leggendari cugi livornesi - descrivono con ironia al napalm la sottocultura e mitologia del cugi che permeavano l’esuberante Livorno adolescenziale di trent'anni fa, e qui dimostrano che un libro può davvero farvi ridere a crepapelle. Questa sorta di monografia satirico-umoristica, politicamente scorretta, a metà tra un saggio semiserio di storia e una digressione demenziale - le cui disamine sono liberamente tratte da una rubrica apparsa a puntate su Il Vernacoliere nel secolo scorso - risucchierà malinconicamente indietro nel tempo non solo tutti quei cugi livornesi che oggi sono  magari sposati e con figli: ma farà struggere di nostalgia i vari quarantenni “coàtti”, “tamàrri”, “zarri”, “marànza”, “foggiàni” e “zalli” di tutto lo stivale. Perché, nonostante il carattere tipicamente labronico dell’analisi, grazie alle centinaia di note esemplificative a piè di pagina, tutti potranno godere appieno di qualsiasi sfumatura testuale, anche i lettori di ogni altra parte d’Italia (http://www.zonacontemporanea.it/noicugi.htm).



Gli autori


Paolo Morelli - Laureato in storia contemporanea all’Università di Pisa, scrittore e giornalista, ha collaborato a "Il nuovo Male" e per oltre quindici anni a "Il Vernacoliere". Pubblica su "Il Tirreno", "La Nazione" e"Urban Post". Nel 2000 ha vinto il premio speciale "La bugia informatica" al 24° Campionato Italiano della Bugia de Le Piastre (Pistoia). Come pubblicitario ha collaborato tra il 2004 e il 2005 a "Editoriale Secondamano" e nel 2006 con Giorgio Marchetti al volume satirico-linguistico "Il quarto Borzacchini Universale". Ha pubblicato nel 2008 la raccolta di racconti "Se fossi Nick Mano Fredda". Tra il 2012 e il 2013 è stato direttore responsabile e autore della rivista di satira "L’antitempo", che ha vinto il 41° Premio Internazionale di Satira Politica di Forte dei Marmi.


Alessandro Cirinei - Laureato in business economics con un master in strategie d’impresa presso l’Università di Reading in Gran Bretagna, Alessandro Cirinei ha poi conseguito un’altra laurea in economia aziendale presso l’Università di Pisa. Vivendo per quindici anni tra Milano, Londra e Parigi, ha ricoperto vari ruoli in multinazionali del settore della consulenza strategica, dell’editoria e del web, con responsabilità crescenti. Nel 2004 è stato direttore marketing della canadese "Trader Classifieds Media", nota in Italia col marchio "Secondamano". Nel 2007 è tornato a Livorno e ha creato "Xool", un acceleratore di imprese web, e varie start-up tecnologiche come "Tonic", "Wickedin", "Cityfan" e "Digiville".



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sabato 30 luglio 2011

Norvegia (II parte): il dolore e il colpevole.

 Martin Rowson on the Norway attacks – cartoon
Anders Behring Breivik has confessed to Oslo bombing and Utøya island shootings but denies criminal responsibility
[Un terrorista islamico è solo al suo computer.Dietro la sua  spalla, pronti ad afferrarlo v'è un intero esercito di polizia e di forze di intelligence. Nel frattempo, dietro la schiena, un gigantesco mostruoso pistolero compie una scena da inferno.]

Articolo 21 - Press a poco
Utøya: uno e nessuno? No, ben più di centomila!
Nadia Redoglia
Per noi che stiamo qui, quand'anche avessimo avuto là qualche nostro conoscente coinvolto, non potremo mai capire la morsa del terrore e le frustate di dolore che scarnificano senza sosta i familiari che con i trucidati hanno perso il bene più prezioso...
Quel bene non stava sull’aereo precipitato, la nave affondata, il  treno deragliato. Non nella catastrofe naturale, anche se causata da fattore umano. Non nel terremoto e tsunami. Non è neppure in un 11settembre e il tutto che poi s'aggiunge, per quanto abbiano nell’immediato tentato di spacciarcelo. E' "solo" nell'uomo che, oggi più che mai, la realtà rivela in tutta la sua fattibilità. Ci raccontano di “cellule/gruppi/grappoli”, ma pur di “mostri” e “pazzi” classificabili nelle specie “cotti e mangiati” più o meno come i sassi dai cavalcavia, come adepti da messe nere, seguaci di miti e demoni o forse pur solo imbastarditi da overdose di reality and fantasy. Balle! Quello era ed è un uomo, senza se e senza ma, credente in un sol odio e fiducioso nel proprio delirio d'onnipotenza. Non è il solo e non è da solo. Il pianeta ne conta migliaia: ieri, come oggi e (lasciando tutto così) domani. Solo l’Italia, nel suo piccolo, annovera potenzialmente ben più d’uno. Un significativo esemplare l’ha pure spedito in Europa. Non si sa mai. Metti che un giorno i cultori dell’odio raggiungano la maggioranza: vorremmo mica non avere colà almeno un onorevole storicamente già borghe(gra)ziosamente scafato?! (fonte)


http://www.cartoonmovement.com/depot/cartoons/2011/07/vlN4UbwGTaW2CBS3NuDZ1w.jpeg
PREJUDICES IN ITALY
"The worst monster": Osama's ghost.
25 Jul 2011



Behring Breivik in mirror
By Riber Hansson, Sweden  -  7/28/2011

http://media.caglecartoons.com/media/cartoons/95/2011/07/24/95910_600.jpg
Norway massacre
By Dave Granlund, Politicalcartoons.com
 
Evil in Norway 
By Martin Sutovec, Slovakia
http://media.caglecartoons.com/media/cartoons/34/2011/07/25/95973_600.jpg
Face Of Terrorism
By Cardow, The Ottawa Citizen
http://media.caglecartoons.com/media/cartoons/83/2011/07/26/96048_600.jpg
Death in Oslo -
By Taylor Jones, El Nuevo Dia, Puerto Rico

Com'è fatto un grande killer

Quotidiani delle Venezie 25-26 luglio 2011

Ora che hanno in pugno l'autore della maxi-strage, un centinaio di vittime eliminate una per una a colpi di fucile guardandole in faccia, ora che l'hanno imprigionato e interrogato per ore, e che lui ha risposto con tragica freddezza, possiamo rispondere alla vecchia domanda: com'è fatto un grande killer? Cos'ha nella testa, nel cervello, nei nervi? Con quali libri, film, amicizie, sport, fedi, rancori s'è costruito?
Il killer norvegese Breivik ha dichiarato in cosa crede, cosa non tollera, cosa lo fa impazzire, perché quel che ha fatto era necessario anche se atroce. È norvegese da molte generazioni, se ne fa un vanto. Per lui, contaminare la propria nazionalità è una colpa. Tutti questi super-assassini coltivano il mito della purezza. Soffrono se la vedono contaminata. E, purtroppo per loro, oggi è contaminata in tutti gli stati, non c'è uno stato che non sia infiltrato da stranieri, di altra razza lingua religione cultura. Questo killer è di religione cristiana, e soffre-s'infuria per l'infiltrazione di musulmani. Anche nella nordica Norvegia cresce la società multireligiosa, e lui non la vuole. Sulle prime credevamo che la maxi-strage fosse opera di qaedisti, islamici che odiano l'occidente cristiano, la democrazia, la parità fra i sessi, l'adorazione di altri dèi. Adesso sappiamo che la strage è opera di un cristiano integralista. Perché non chiamarlo, com'è, un talebano cristiano, che odia gli adoratori di altri dèi? Ci sono Stati islamici che non vogliono chiese cristiane perché dicono che sarebbe come introdurre nel loro territorio il politeismo. Questo talebano-cristiano ha le stesse idee, in Norvegia. Idee forti. E dichiara: "Un uomo con una forte fede fa più di 100mila uomini senza fede". S'è entusiasmato vedendo il film "300", sugli Spartani che resistono alle Termopili contro i Persiani, in 300 contro un esercito sterminato. "Possiamo scagliare tante frecce da oscurare il sole" li avvertì il re dei Persiani. "Tanto meglio - rispose Leonida, capo dei 300 -, combatteremo all'ombra". Combatterono e morirono, ma restano nella gloria. Questo killer sapeva di perdere: poteva ammazzarne 10, 100, 1000, ma poi l'avrebbe pagata. Bene, lui accettava a priori. C'è in questo nazista in  ritardo la predisposizione alla sconfitta, ma dopo la grande impresa che faccia ammutolire le genti. Tutti meritano di morire, anche se cercano di fare del loro meglio, "perché il loro meglio non è buono": è il messaggio finale di "Dogville", il film di Lars von Trier di cui Breivik è un fanatico. C'è qualcosa di kafkiano in questi pensieri, e infatti Breivik è un lettore di Kafka, specie "Il processo": sei processato e non sai perché, ma senza saperlo collabori alla tua condanna. Ama Kafka, anche se Kafka era ebreo. Qui c'è la grande crisi dei neo-nazisti di tutto il mondo oggi, amare gli ebrei per odiare i palestinesi, perché i palestinesi sono islamici. Questo killer considera infatti una disgrazia la semi-pace tra ebrei e palestinesi, lui vorrebbe una guerra aperta. Nelle guerre le passioni si sfogano, nella semi-pace, come quella in cui viviamo, le passioni si addormentano e il nemico ne approfitta, penetrando di nascosto in casa tua. I pacifisti e i solidaristi dicono: ma si spostano i miserabili, vengono in cerca di cibo, è nostro dovere morale sfamarli. Ed ecco l'altra passione culturale di Breivik, che lo salva da ogni tentazione buonista: Machiavelli. Machiavelli insegna al mondo che politica e morale vanno separate, ognuna per la sua strada. Se vuoi fare la storia, non puoi essere morale. È un principio crudele, ma necessario, per il bene di tutti. Dentro di sé, questo killer è convinto che tutti quelli che ha ucciso li ha uccisi per fare il bene. Per amore.

Ferdinando Camon
http://media.caglecartoons.com/media/cartoons/20/2011/07/26/96002_600.jpg
Norway killings
By John Cole, The Scranton Times-Tribune
Happy Family
Mehedi Haque
Norway Mourns
Matteo Bertelli

The Bouquet of this Day
By Angel Boligan, Cagle Cartoons, El Universal, Mexico City
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Qui la prima parte:

sabato 4 giugno 2011

Vota 4 Si ai Referendum popolari del 12 - 13 giugno 2011!!

post modificato 12-06-11 ore 10.45
GRIECO http://www.coriandoli.it/


Giulio Laurenzi




Gianfalco

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Uber





Pietro Vanessi - Una Vignetta di PV



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Roberta Piredda - INSERTO SATIRICO

GRIECO http://www.coriandoli.it/

Roberto Mangosi www.enteroclisma.com


Scajola: Resto nuclearista, non andrò a votare





ma attenzione al QUORUM!!!



Marilena Nardi http://www.marilenanardi.it/




"Del Bel Paese dove il dolce Sì suona"( Dante, anche quello dell'olio) )
Portos
Fermiamo il nucleare!
Portos


Marilena Nardi http://www.marilenanardi.it/
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giors e gugu STRISCE BAVOSE

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giors e gugu per http://www.lindro.it/-Vignetta-



 Elchicotriste (Miguel Villalba Sánchez Elchicotriste)


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Roberto Mangosi www.enteroclisma.com

Astenuti biforcuti
L’altra sera, guardando Ballarò, mi sono stropicciato gli occhi. L’ecologista Bonelli e il liberista Giannino discutevano di referendum. Ma non come accade di solito in tv. Quei due sapevano di cosa stavano parlando. Tanto da sollevarsi dal tema specifico, l’acqua, alle grandi questioni ideali: quando il Pubblico non funziona, è meglio cambiare il Pubblico o cedere il passo al Privato? Questa è la politica che mi piace. E perciò ho la massima stima di chi domenica e lunedì voterà Sì come Bonelli o No come Giannino. Merita rispetto anche chi si asterrà per disinteresse, sebbene il nucleare, la gestione di un bene primario come l’acqua e l’uguaglianza davanti alla legge siano questioni su cui ogni cittadino dovrebbe cercare di formarsi un’opinione.

Chi invece non sopporto sono gli astenuti biforcuti. Quelli interessati ai referendum. Interessatissimi. Ma che proprio per questo, dopo aver cercato di vanificarli spingendoli alla soglia dell’estate, si asterranno al puro scopo di farli fallire. Per giustificarsi, costoro tirano in ballo la volontà dei Padri Costituenti. Ma chiunque vada a rileggersi i lavori preparatori della Costituzione scoprirà che il quorum del 50% degli aventi diritto al voto fu inserito come clausola di autodifesa contro i referendum di scarsa presa popolare, non come trappola per consentire ai contrari di truccarsi da disinteressati. Questa gherminella viene usata solo in Italia. Ed è anche per infliggere una lezione a certi azzeccagarbugli da strapazzo che domenica e lunedì non andrò al mare.
 Massimo Gramellini (La Stampa)


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Marco Careddu

Io vado a votare  e tu?
Altan per la Repubblica


PS:  scippo sventato!
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VAURO Le vignette di Vauro

giovedì 19 agosto 2010

Addio a Cossiga, il presidente picconatore.


Sergio Staino L'Unità



Portos

Morto il Presidente Emerito Francesco Cossiga...
Marilena Nardi http://www.marilenanardi.it/
Francesco Cossiga , nato a Sassari il 26 luglio del 1928, morto il 17 agosto 2010 a Roma. ha attraversato da protagonista la vita politica italiano dell'ultimo mezzo secolo. E' stato il più giovane sottosegretario (38 anni), il più giovane ministro degli Interni (48 anni), il più giovane Presidente del Senato (55 anni), il più giovane Presidente della Repubblica (57 anni). Il suo nome è legato alle "picconate" che diede alla classe politica negli ultimi due anni di soggiorno al Quirinale, ma anche ad episodi oscuri della Repubblica quali la vicenda Gladio, organizzazione segreta dell'Alleanza Atalantica contro il pericolo di invasione sovietica. 

Oltre ad aver lasciato un testamento con le disposizioni per il suo funerale, Cossiga ha lasciato 4 lettere destinate alle più alte cariche dello Stato: Napolitano, Berlusconi, Schifani e Fini.

La lettera a Schifani. «Nel mio testamento, ho disposto che le mie esequie abbiano carattere del tutto privato, con esclusione di ogni pubblica onoranza e senza la partecipazione di alcuna autorità»: è quanto scrive Francesco Cossiga nella lettera-testamento inviata al presidente del Senato Renato Schifani e resa pubblica da Palazzo Madama. «Per quanto attiene le onoranze che i costumi e gli usi riservano di solito ai membri ed ex-Presidenti del Senato, agli ex-Presidenti del Consiglio dei Ministri ed agli ex-Presidenti della Repubblica, qualora Ella ed il Governo della Repubblica decidessero di darne luogo - aggiunge - è mia preghiera che ciò avvenga dopo le mie esequie, con le modalità, nei luoghi e nei tempi ritenuti opportuni».

Messaggi di cordoglio. Appena appresa la notizia, il presidente del Senato Renato Schifani ha interrotto le vacanze a Lipari per fare ritorno a Roma. Molti i messaggi di cordoglio dal mondo politico.

Silvio Berlusconi lo ricorda così: «Piango un amico carissimo, affettuoso, generoso. Mi mancheranno il suo affetto, la sua intelligenza, la sua ironia, il suo sostegno. Ai suoi figli l'impegno della mia vicinanza».

Massimo D'Alema: «È stato un grande protagonista della vita democratica del nostro paese. Con lui abbiamo avuto momenti di incontro così come di aspri conflitti, vissuti sempre con rispetto reciproco e lealtà. In questi ultimi anni - conclude - ci ha unito un'intensa amicizia, della quale gli resterò grato».

Per Pierluigi Bersani, segretario del Pd: «Se ne vanno una persona singolare e straordinaria e una parte della nostra storia». «L'Italia dei Valori si associa al dolore della famiglia per la scomparsa del presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga». Lo afferma in una nota il leader dell'IdV, Antonio Di Pietro.

Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini lo ricorda come un personaggio scomodo, anche nell'amicizia ma sempre affettuoso e leale».



 


CONCORRENZA 
Ci mancherai, Presidente picconatore!
brulliotoi



LO SPECIALISTA
L'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga è morto all'età di 82 anni. Sarà ricordato per molte cose ma soprattutto per il ruolo di picconatore del vecchio sistema politico che aveva voluto interpretare al termine del suo settennato.
Pubblicato da uber
Etichette: italia, politica


Mauro Biani
Cossiga senza K
"(I "coccodrilli" in genere si preparano prima di quando servono, per far prima. Questo dovrebbe essere del '94 o '95 e mi sembra che vada ancora bene).
Definirlo col kappa era sicuramente esagerato. Muoveva molto le palpebre, mentre mentiva. Su Giorgiana Masi dovette mentire molto, ma mai con arroganza. Piuttosto, come uno che cerchi di sfuggire a una pena. "A domanda risponde: non c'erano squadre speciali..." e alzava gli occhi dal foglio, e ti guardava. Per alcuni è molto difficile perdonare al mondo la propria mediocrità. Dovettero creargli apposta una cattedra - diritto costituzionale dell'isola, o qualcosa del genere - su misura, perchè cinquanta pagine di pubblicazione sono davvero poche per i concorsi regolari; non perdonò mai neanche questo, e ancora dopo vent'anni teneva a ripetere, dovendo polemizzare con qualcuno, la battuta su "coloro che studiano il diritto costituzionale sui manuali". Ascoltandolo si capivano - almeno sul piano umano - molte cose, specie quando la voce, a un terzo circa del discorso, s'incrinava improvvisamente e diventava stridula, da rancorosa. Non aveva molto sense of humour, ma questo in Italia non lo danneggiò mai molto. Gli fecero un paio d'articoli su questa sua caratteristica, sui giornali inglesi, ma egli per sua fortuna, pur avendoli letti, non se ne accorse mai; tranne una volta che, avendo riflettuto parecchio, dette al corrispondente del figlio di ***. Complessivamente, non era un uomo pericoloso; eppure ci fu un momento, fra l'autunno '90 e l'estate '91, in cui sembrò quasi riuscito ad affossare la Repubblica; non ci arrivò solo per il caso fortunato di un referendum e un'elezione che spazzarono via i suoi alleati, un tipo strano che voleva fondare repubbliche fra Varese e Lecco e un ex-direttore dell'"Avanti" calvo e ladrone. Come sia riuscito ad arrivare così avanti, è uno dei misteri della storia d'Italia. Da allora, comunque, si dette a scrivere e riscrivere progetti di nuove Repubbliche e Stati, che la radio gli mandava poi in onda la mattina presto e di nuovo all'ora di cena. Aveva dei segreti; come tutti del resto in quel paese. Pensò, a un certo punto, di provare a servirsene anche lui; ma aveva poca tecnica, e troppa avidità; riuscì semplicemente a confessare senz'accorgersene due o tre reati di natura politica - che, in quel paese, non venivano più perseguiti da anni - consistenti essenzialmente nell'idea di ammazzare o mettere in galera quelli che non la pensavano come lui in caso vincessero le elezioni. In un paese dove decine di cittadini erano state ammazzate coi metodi più diversi per gli stessi motivi, la cosa non fece molto scalpore; certo, di queste faccende non era considerato elegante discutere in società. Si parlò dei suoi rapporti, anche, con gli uomini del Gruppo Gelli che il vecchio Presidente Pertini aveva cacciato a calci in *** dal paese; uno di loro era il suo consigliere più intimo e fidato e faceva - su questo si speculò molto - lo psichiatra. Usava molto le parole patria e patriota. Fra quelli che dovevano ammazzare o mettere in galera gli oppositori, ce n'erano che in fatto d'ammazzare una qualche esperienza se l'erano fatta (e il marchio di tutta la cricca, chissà perchè, era il loro: spada romana e fronde, ma senza camicia nera). Siccome, proprio in quegli anni, un bel mucchio di gente finé per essere ammazzata per davvero, ci furono quelli che si fecero delle domande; furono energicamente scoraggiati, e la cosa sarebbe pure finita lì, se non fosse stato per quella dozzina di giornalisti - i peggiori, addirittura Siciliani - che ebbero pietà e rabbia di tutti quegli ammazzati e s'intestardirono dunque a volerci scavare per forza fino in fondo. Fra i morti c'erano anche dei personaggi molto importanti, il capo dei carabinieri per esempio, ucciso nell'82 a Palermo, e il capo della sinistra democristiana, rapito da una squadra di professionisti, portato in un carcere "del popolo" e ucciso dopo essere stato interrogato. "Avremmo ucciso senza esitare chiunque si fosse messo d'accordo con gli oppositori" dichiarò uno della cricca, molti anni dopo; lui gli dette una medaglia e gli disse anche bravo. Dopo un paio d'anni che era sparito dalla scena ferveva ancora il dibattito se si fosse trattato di un caso medicalmente interessante o solo d'un malriuscito tentativo - in Bolivia avrebbe funzionato un po' meglio - di colpo di stato. Poi la gente si stufò e si mise a occuparsi di cose serie."
Riccardo Orioles


Kossiga
Giulio Laurenzi

Giannelli http://www.corriere.it/ 


CRUCIVERBA O REBUS ?
Molta la curiosità sul contenuto delle missive che Cossiga ha indirizzato alle alte cariche dello Stato. Dopo anni di mezze verità è tuttavia improbabile che ne contengano una intera.

Pubblicato da uber
Etichette: italia, politica, stragi di stato, strategia della tensione *

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